COSENZA. Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha revocato gli arresti domiciliari a Umberto Bernaudo, Pietro Ruffolo, Rosario Mirabelli e Giuseppe Gagliardi, confermandoli invece solo a Sandro Principe, interviene per “difendere ancora una volta Rende e la sua nobile ed esemplare storia, che è agli antipodi della cultura mafiosa”. Corbelli, dopo aver “espresso soddisfazione per la revoca dei domiciliari ai quattro politici e delusione e incredulità per la conferma del provvedimento cautelare contro Principe”, dichiara: “Rispetto naturalmente, come sempre, l’operato della magistratura ma non condivido e non capisco né gli arresti iniziali, né oggi la conferma dei domiciliari (solo) a Sandro Principe. Andava scarcerato anche lui. Si tratta di cinque persone perbene, che conosco e stimo e che sono certo dimostreranno la loro assoluta innocenza. Perché mantenere ai domiciliari Principe se non sussiste nessuna delle tre esigenze cautelari: reiterazione del reato, inquinamento delle prove e pericolo di fuga? Perché ancora ignorare che la Commissione di accesso antimafia ha accertato che al comune di Rende non c’è mai stato alcun condizionamento mafioso e che rispetto alla precedente inchiesta della Dda sul “caso Rende”, ben quattro pronunciamenti (Gip di Catanzaro, Tribunale della Libertà di Catanzaro e, per due volte, la Cassazione) hanno stabilito che nel caso Rende non c’è mai stata alcuna aggravante mafiosa? Sono rimasto sino ad oggi in silenzio, ma la mia coscienza, la mia lunga storia garantista, la mia stima e amicizia per le persone arrestate e la mia ammirazione per questo comune modello, mi impongono oggi di intervenire e di continuare a difendere Rende e le persone coinvolte in questa vicenda giudiziaria”. “Faccio quello che – prosegue Corbelli – per Rende avrebbero dovuto fare, con coerenza, coraggio e onestà, e non hanno fatto il Pd di Renzi e i pseudo garantisti, pronti invece ad attaccare la magistratura per l’inchiesta di Potenza e altre vicende giudiziarie. La mia assoluta certezza è che Rende è agli antipodi della cultura mafiosa. È un comune modello, un fiore all’occhiello dell’intera Calabria (e non solo). Ho sempre difeso Rende, il suo modello urbanistico, amministrativo, culturale, solidale e sociale e continuerò orgogliosamente a farlo. Non sarà certamente una inchiesta della magistratura (che rispetto) a condizionarmi, come dimostra la mia lunga storia garantista. A Sandro Principe voglio oggi ribadire la mia vicinanza, solidarietà e amicizia e ringraziarlo per aver consentito a Diritti Civili di scrivere, nel lontano giugno del 2001, la più bella storia di solidarietà dei suoi 20 anni di vita, salvando e ospitando da allora, ininterrottamente da 15 anni, in una casa del comune di Rende (messa gratuitamente a disposizione dall’allora sindaco Principe) i due fratellini serbi non vedenti, Marko e Branko, che chiedevano l’elemosina ai semafori e vivevano in una tenda vergogna e disumana (dove erano nati) a Vaglio Lise, dietro la stazione ferroviaria di Cosenza. Questo è il Sandro Principe che io conosco, apprezzo e difenderò sempre. Questa è Rende – conclude Corbelli – città della solidarietà, dell’ospitalità, dell’accoglienza e dell’integrazione. Altro che mafia”.