VIBO VALENTIA. Cinque condanne. È la richiesta avanzata dal procuratore generale distrettuale Marisa Manzini al termine della requisitoria del processo d’Appello in corte d’Assise, denominato “Uova del drago”, contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Le richieste, di fatto, ricalcano quelle già avanzate in occasione del procedimento approdato precedentemente sempre in Appello e che poi la Cassazione aveva annullato con rinvio della sentenza disponendo una nuova istruttoria. A carico dei cinque imputati sono state chiesti quasi venti anni di carcere così ripartiti: cinque anni a testa per i fratelli Pasquale e Domenico Bonavota, indicati quali vertici del sodalizio criminale; tre anni ciascuno per Francesco Fortuna, ritenuto il custode delle armi (tanto che nell’abitazione che divideva con la sorella era stato trovato un vero e proprio arsenale), Onofrio Barbieri e Antonio Patania. Gli imputati sono ritenuti a vario titolo colpevoli di omicidio, associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni, usura ed altri reati contro il patrimonio e in materia di armi.