CATANZARO. In Calabria sono oltre 30 mila le persone che soffrono di malattie delle valvole cardiache, 6.000 nella sola provincia di Catanzaro, mentre in Italia si calcola in quasi un milione il numero delle persone colpite, in forma moderata o grave, da stenosi aortica o insufficienza mitralica. Nonostante questo, secondo una ricerca condotta dall’istituto britannico Opinion Matters su un campione rappresentativo di circa 9mila persone over 60 provenienti da 9 paesi europei, di cui 1.000 dall’Italia, solo 5 italiani su 100 sanno che cosa sia, ad esempio, la stenosi aortica e, ciò che è peggio, le persone non sembrano neanche esserne particolarmente interessate o preoccupate, nonostante le forme più gravi possano portare a morte nel giro di 2-3 anni dall’inizio dei sintomi. “Ciò accade, forse, perché le malattie delle valvole cardiache colpiscono persone soprattutto anziane, persone che spesso sono ancora nel pieno dell’attività e la cui qualità di vita viene gravemente compromessa”, afferma Ciro Indolfi, professore ordinario di Cardiologia, direttore Uoc Cardiologia emodinamica dell’Azienda ospedaliero-Universitaria Mater Domini di Catanzaro, che ha organizzato nella sede del campus universitario, in collaborazione con Senior Italia Federanziani e Cuore Italia – Heart Valve Voice, il convegno “Malattie delle valvole cardiache: dalla diagnosi precoce alla cura efficace”. “Le malattie delle valvole cardiache – spiega Indolfi – oggi si possono individuare agevolmente, diagnosticare e soprattutto curare e sono molto più comuni di quanto si possa pensare. Il rischio di andare incontro a una malattia delle valvole cardiache cresce con l’età. La stenosi aortica, la forma più comune nei paesi sviluppati, interessa tra il 2% e il 7% degli over 65 e oltre i 75 anni di età le malattie delle valvole cardiache riguardano il 13% della popolazione. La prima diagnosi è abbastanza semplice: basta auscultare il cuore con un fonendoscopio per ascoltare il caratteristico ‘soffio’, che di solito è la prima indicazione di un disturbo a una valvola cardiaca. Successivamente, per conferma, si eseguono un elettrocardiogramma e soprattutto un ecocardiogramma”. Se diagnosticate tempestivamente, è scritto in una nota, le malattie delle valvole cardiache possono essere curate e, con le cure adeguate quali un intervento cardiochirurgico o una procedura di cardiologia interventistica, si può riacquistare una buona qualità di vita e soprattutto allungare la durata della vita. “Una valvola aortica cardiaca danneggiata – afferma Indolfi – può essere sostituita oggi con un intervento percutaneo senza l’utilizzo del bisturi, detto Tavi. Con l’avanzamento dei materiali e l’aumentata esperienza, oggi numerosi studi dimostrano che la Tavi rappresenta la tecnica di scelta ovviamente per i pazienti inoperabili, per i pazienti ad alto rischio chirurgico e anche nei pazienti a rischio intermedio”.