Si è svolto a Catanzaro, alla Procura del Tribunale per i minori, l’interrogatorio del quindicenne accusato di aver sparato e ucciso, a Mileto, il 16enne Francesco Prestia Lamberti. Il 15enne, dopo aver ucciso il compagno di scuola (entrambi frequentavano lo stesso istituto scolastico) si è consegnato ai carabinieri indicando il posto in cui si trovava il cadavere, un uliveto alle porte di Calabrò, una frazione di Mileto. I due ragazzi diverse volte sarebbero usciti insieme in compagnia di altri coetanei. Ancora da capire come il 15enne sia entrato in possesso della pistola e perchè si sia presentato armato ad un appuntamento in campagna con la vittima, capitano della locale squadra giovanile di calcio. Dinamica e movente del delitto sono al vaglio degli inquirenti. L’ipotesi è che all’origine dell’omicidio possa esserci una vicenda sentimentale. I due ragazzini potrebbero essersi innamorati della stessa ragazza. “Non è più motivo di stupore quanto accaduto nel vibonese, dove un quindicenne ha ucciso a colpi di arma da fuoco un coetaneo, perchè la società in cui vivono ha finito per normalizzare la violenza, quale mezzo di risoluzione delle diatribe anche più futili”. E’ quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. “Ciò che, però, caratterizza questo omicidio, rispetto ad un episodio similare che ormai accade sempre più spesso in tutte le latitudini e longitudini, è la facilità di accesso ad un’arma da fuoco – evidenzia Marziale – perchè, se è vero che l’uccisore appartiene ad una famiglia compromessa con il crimine organizzato, allora tutto diventa molto più chiaro e acquisisce contorni più gravi”. Per il Garante “dinanzi a questo episodio non posso che provare intimo dolore e guardare all’allontanamento dei minorenni dai contesti familiari mafiosi come rimedio preventivo, che partendo dal Presidente del Tribunale dei Minorenni Roberto Di Bella, da Reggio Calabria, va viepiù espandendosi grazie alla collaborazione ed alla richiesta di madri consapevoli, che vogliono porre in salvo i propri figli, preservandoli da un futuro segnato dalla cultura della morte e non della vita”.