“Non ci sono più attenuanti e giustificazioni per nessun livello istituzionale: è il caso di chiedersi se la salute dei calabresi interessi effettivamente a qualcuno”. Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Cisl Funzione Pubblica, Luciana Giordano, con riferimento alla sanità calabrese. “Inesorabile – prosegue – è arrivato il verdetto emesso dal “Tavolo Adduce”, che ha decretato gli insoddisfacenti risultati dell’attuazione del Piano di rientro dal debito sanitario della Calabria. Tanto che il Servizio sanitario calabrese è addirittura a rischio di una procedura d’infrazione dell’Unione europea, per i ritardi nei pagamenti dei ticket da parte delle Asp di Cosenza e di Reggio Calabria, per l’incapacità di adempiere alle rendicontazioni obbligatorie e – rileva Giordano – per ulteriori disfunzioni e disservizi di natura contabile ed organizzativa”. In particolare, la dirigente sindacale definisce “non più tollerabile la situazione dell’Asp di Reggio Calabria, rispetto alla quale la Cisl Funzione Pubblica denuncia da anni lo stato di allarmante disorganizzazione. Ancora una volta, la Cisl Fp – sostiene Giordano – ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori e ha preannunciato una o più giornate di sciopero, per tutelare i tantissimi operatori sanitari, prime vittime di un “sistema che ha bisogno di essere curato””. Giordano poi osserva: “I rilievi del “Tavolo Adduce” non risparmiano neanche il Dipartimento Salute della Regione Calabria, additando il processo di progressivo smantellamento ormai in corso da alcuni anni come una delle cause della disastrosa situazione. La Cisl Funzione Pubblica si chiede: se il Dipartimento che ha la governance delle politiche sanitarie calabresi è sguarnito di personale; se su 13 dirigenti previsti ce ne sono solo 5 impegnati; se su una dotazione organica di 110 dipendenti solo 30 sono in organico alla Giunta regionale mentre i rimanenti 80 addetti sono assegnati al Dipartimento in utilizzo; se addirittura anche la figura del direttore generale è costretta a dividersi in un interim fra il Dipartimento Salute e il Dipartimento Risorse Umane, come poteva auspicarsi un risultato diverso da quello decretato dal “Tavolo Adduce”? Non ci sono più attenuanti e giustificazioni per nessun livello istituzionale. È il caso di affrontare con coraggio la realtà e chiedersi se la salute dei calabresi interessi effettivamente a qualcuno. È tempo – conclude Giordano – che i vari soggetti istituzionali preposti a governare il servizio sanitario della Calabria si preoccupino di dettare linee di indirizzo politico chiare e univoche per ricondurre nei parametri della normalità la sanità calabrese”.