L’Italia, il nostro amato Bel Paese, nel 2018 è ancora un paese di emigrazione. Secondo dati ISTAT negli ultimi dieci anni le emigrazioni sono più che triplicate, passando dal 51.000 a 157.000 individui. Il dato allarmante è che ad abbandonare l’Italia in cerca di lavoro non sono, come in passato, poveri e nullatenenti, bensì giovani principalmente laureati e con esperienze lavorative poco gratificanti alle spalle.
Quella in atto potrebbe definirsi una scelta dettata dalla volontà di realizzarsi, di costruire un futuro che, forse, questo paese non può garantire. Certò è che il denominatore comune di questa ondata migratoria è il rifiuto di accettare lavori precari e sottopagati, infiniti tirocini e stages non retribuiti.
Ed ecco che, laurea alle spalle, sono tantissimi i giovani che si spostano all’estero. Meta preferita il Regno Unito (21,6%), seguito da Germania (16,5%), Svizzera (9,9) e Francia (9,5).
Il dato è allarmante, soprattutto alla luce del fatto che il trasferimento in Inghilterra, che risulta essere la meta preferita anche per la maggiore facilità nell’impararne la lingua, non spaventa nonostante le incertezze legate alla Brexit.
Clima di incertezza, comunque, che accomuna chi ha scelto di essere precario in Italia, nella speranza di un futuro migliore, che viene ad essere spazzato via dalla consapevolezza di poter essere artefici del proprio destino.
Già, perché le esperienze che abbiamo raccolto manifestano tutte la coscienza di poter dimostrare il proprio valore, in maniera meritocratica e senza favoritismi.
È quanto trapela dal racconto di Domenico, 30 anni e una laurea in una professione sanitaria, il quale dopo aver tentato svariati concorsi pubblici in cui si intuiva già dalle prime battute il vincitore, ha deciso di stravolgere la propria vita. Ha preso parte ad alcuni corsi amatoriali di Barbecue Americano e, forte anche della sua passione per la cucina, ha deciso di diventare a sua volta coach e farne una professione.
La difficoltà più grande che ha incontrato in Italia, e soprattutto in Calabria dove risiede, è stata quella di rompere le antiche convinzioni e dopo diversi ingaggi, per lo più nel periodo estivo, ha deciso di lasciare l’Italia e trasferirsi a Londra.
Qui si è dovuto confrontare con un’enorme offerta di lavoro, tanto da potersi permettere il lusso di scegliere. La sua non è certo un’esperienza facile, ma la difficoltà è stata addolcita dalla consapevolezza di potersi far valere, senza necessità di raccomandazioni, in un ambiente in cui se vali vieni premiato ed hai possibilità di fare carriera.
Certo il pensiero alla sua Calabria ed agli affetti che ha lasciato lì è costante, così come quello di tutti i giovani migranti che accettano le difficoltà enormi di un trasferimento all’estero, ma la speranza è quella di potersi formare e migliorare e, chissà, un giorno ritornare in Italia e coronare il suo sogno di diventare uno dei più bravi griller.
La considerazione che si può trarre da questa esperienza, come dalle migliaia simili dei giovani italiani all’estero è la necessità sempre più forte di una sicurezza e stabilità che l’Italia si deve impegnare a garantire ai propri cittadini, invertendo così la rotta di questo incessante flusso migratorio che altro non fa che impoverirla.
Emanuela Salerno