A Marcedusa si torna a parlare arbereshe
Prosegue Arbecinema a Marcedusa con il convegno, moderato da Eugenio Attanasio: Presenze arbereshe a Marcedusa. Effetti della l.482/1999 che si terrà sabato 29 agosto alle ore 18,00 presso la sala consiliare con interventi di: Luigi Garofalo, sindaco di Marcedusa, Cesare Marini, sindaco di San Demetrio Corone, Enzo Bruno e Nicola Ventura della Provincia di Catanzaro, John Trumper dell’Unical, Carmine Talarico, giornalista
A distanza di sedici anni dalla sua approvazione si può tentare un bilancio della legge 482 del 1999 per la tutela delle minoranze linguistiche che ha portato molte regioni ad approvare leggi per la difesa della lingua, avviando nelle scuole pubbliche l’insegnamento della lingua e della cultura delle comunità, estendendo l’uso della lingua nella toponomastica, aprendo gli sportelli linguistici. Il pensiero non può che essere rivolto a chi ha lavorato perché la cultura delle minoranze non andassero perdute. Particolarmente significativa è l’esperienza e la figura di Giuseppe Gangale, nativo di Cirò. L’illustre glottologo, mandato dall’università di Copenhagen, ebbe l’opportunità di ritornare in Calabria per interessarsi allo studio dell’arbyresh della Calabria centrale, cioè delle otto comunità della allora non ancora smembrata provincia di Catanzaro: Zangarona (frazione di Nicastro), Caraffa di Catanzaro, Vena di Maida, Andali, Marcedusa, San Nicola dell’Alto, Carfizzi e Pallagorio. Il metodo di ricerca di Gangale si basava soprattutto sulla ricerca sul campo, a contatto con i parlanti soprattutto con le donne e le persone anziane. La raccolta dei materiali sul campo aveva un duplice scopo: da una parte il recupero del patrimonio etnico della comunità e cioè canti, racconti, fiabe, poesie, rapsodie, preghiere, dall’altra la registrazione della lingua viva, estendendo in questo caso l’inchiesta a particolari aspetti linguistici, ricerca di campi lessicali, aspetti grammaticali. I due tipi di materiali, ma soprattutto quelli del secondo tipo, erano programmati per un utilizzo didattico, cioè per la descrizione della parlata e per la produzione di materiali didattici da essere utilizzati per l’insegnamento dell’albanese locale.