Sanità calabrese, i sub commissari chiudono il cerchio

Sanità calabrese, i sub commissari chiudono il cerchio

 

La lunga fase di precarietà gestionale della sanità calabrese è arrivata al termine. Con la nomina da parte del governo dei due sub commissari, Angelo Pellicanò e Michele Ametta, che affiancheranno il commissario Guido Longo, la “governance” del settore più delicato e più controverso in Calabria assume adesso una configurazione più definita.
La designazione dei due sub commissari, attesa peraltro da almeno tre mesi, in pratica dall’entrata in vigore del “Decreto Calabria bis” avvenuta a inizio dell’anno, potrebbe contribuire a riportare una certa normalità nella sanità calabrese da 11 anni in piano di rientro, da dieci anni commissariata e da oltre 4 mesi mesi nell’occhio del ciclone, dopo le polemiche che hanno costellato l’addio del penultimo commissario, il generale dei Carabinieri Saverio Cotticelli, e il “valzer” di successori dimissionari o rinunciatari fino a quando il governo non ha chiuso il cerchio con l’indicazione del prefetto Longo. Ora la struttura commissariale chiamata a gestire la sanità calabrese è al completo, almeno nella sua configurazione apicale, con Pellicano e Ametta attesi nei prossimi giorni in Calabria e subito chiamati a immergersi in un settore che alle storiche e ataviche criticità desso aggiunge le problematiche causate dall’emergenza Covid 19. Nella gestione della pandemia, al momento, la Calabria sta “reggendo”, ma nelle ultime settimane si stanno registrando indicatori che inducono a una certa preoccupazione, come i ritardi nella campagna vaccinale (la Calabria è ultima a livello nazionale nel rapporto tra dosi consegnate e somministrate, l’81,1%, rispetto alla media nazionale del 90,7%), e la pressione sugli ospedali, con la saturazione dei posti letto nei reparti di area medica. A queste criticità si devono poi aggiungere quelle endemiche della sanità calabrese: il disavanzo, fissato a 98 milioni nell’ultimo Tavolo Adduce, un debito commerciale quantificato sui 2 miliardi, le carenze strutturali dei presidi ospedalieri e la mancanza di personale. In questo contesto si colloca, dunque, l’arrivo dei due nuovi sub commissari, un arrivo che coincide anche con il cambio di guardia al Dipartimento regionale Tutela della Salute: da oggi infatti sono ufficiali le dimissioni del dirigente generale Francesco Bevere, chiamato un anno fa dall’allora governatrice Jole Santelli e da una decina di giorni rientrato a Roma. Al suo posto a reggere le redini dell’assessorato c’è il dirigente generale vicario del Dipartimento, Giacomino Brancati, dirigente di lungo corso nei ruoli della sanità calabrese.
A rendere il compito della struttura commissariale guidata da Longo meno complicato del previsto c’è, comunque, il buon rapporto che si è creato con il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, e con la Giunta regionale: a differenza delle precedenti gestioni commissariali, la sintonia tra i due livelli adesso c’è, come si è visto alcune settimane fa con l’intesa tra Longo e Spirlì sulle nomine dei commissari delle Asp. La Regione ha impugnato il Decreto Calabria alla Corte costituzionale, ma il ricorso è finalizzato a contestare l’istituto del commissariamento, non la persona di Longo, con cui Spirlì sta lavorando fianco a fianco anche nella gestione del Covid 19, la cui responsabilità ricade peraltro sul commissario. Da oggi comunque, con l’affiancamento dei sub commissari Pelic,anò e Ametta al commissario Longo, la sanità calabrese ha una nuova e più definita governance: le sfide da affrontare prioritariamente sono l’accelerazione della campagna vaccinale e la riorganizzazione complessiva del settore, una riorganizzazione che passa anche dall’azzeramento del debito, richiesto ufficialmente dalla Regione al governo nazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

desk desk