Annullata con rinvio la sentenza di condanna per Petrini
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio, per una nuova sentenza della Corte d’Appello di Napoli, la decisione emessa dalla Corte d’Appello di Salerno che condannava l’ex giudice della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini (4 anni e 4 mesi), il medico/faccendiere Emilio Santoro (3 anni e 2 mesi) e l’avvocato Francesco Saraco (un anno e 8 mesi). L’accusa è quella di corruzione in atti giudiziari per avere cercato di circuire il giudice, che in alcuni casi si sarebbe prestato, allo scopo di ottenere sentenze favorevoli. A fare da tramite tra il magistrato e i corruttori sarebbe stato Santoro. Dopo la richiesta di conferma della sentenza avanzata ieri da parte del procuratore generale, oggi la Suprema Corte ha annullato con rinvio per la rideterminazione della pena nei confronti di Petrini e Santoro, e per la quantificazione della confisca nei confronti di tutti e tre gli imputati. Per quanto riguarda un caso di corruzione, secondo il quale Santoro avrebbe elargito 1.500 euro al mese a Marco Petrini “per compiere atti contrari ai doveri di ufficio”, la Cassazione ha riqualificato il reato da corruzione in atti giudiziari a corruzione per l’esercizio della funzione. La sentenza è stata annullata senza rinvio per quanto riguarda le sanzioni pecuniarie e, per la sola posizione dell’avvocato Saraco, accusato di essere uno dei corruttori del giudice Petrini, la sentenza è stata annullata senza rinvio con riferimento ‘alla subordinazione della sospensione condizionale della pena al pagamento della riparazione pecuniaria”.
Ha soltanto lo scopo di rideterminare la pena, fatta salva la responsabilità penale, che é accertata e definitiva, la decisione della Corte di cassazione di annullare la sentenza della Corte d’appello di Salerno, rinviando gli atti ai giudici d’appello di Napoli, a carico dell’ex giudice di Catanzaro Marco Petrini, del medico e faccendiere Emilio Santoro e dell’avvocato Francesco Saraco, accusati di corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa il giudice Petrini sarebbe stato “avvicinato” per “aggiustare” i processi a carico di alcuni professionisti sui quali era chiamato a pronunciarsi. In cambio del suo interessamento Petrini, secondo l’accusa avrebbe ricevuto compensi in denaro e regalie varie.