Appalti di “somma urgenza” a Cosenza: quattro interdizioni e quattordici indagati

COSENZA. Sono in tutto 14 le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica di Cosenza sull’affidamento di appalti da parte del Comune che ha portato, mercoledì, alla notifica di alcuni provvedimenti restrittivi a carico di tre dirigenti comunali ed un imprenditore, interdetti dalle rispettive attività. Falso e abuso d’ufficio le imputazioni contestate a vario titolo. Lo hanno reso noto il procuratore capo, Mario Spagnuolo, ed il procuratore aggiunto, Marisa Manzini, nel corso di una conferenza stampa. Gli appalti riguardano anche i canili comunali e le luminarie da installare nei periodi festivi. L’importo complessivo contestato, in riferimento a lavori affidati dal 2012 al 2015, è pari a 2.150.595 oltre Iva. L’inchiesta è stata avviata in seguito ad un esposto del senatore Nicola Morra, del M5S. Le contestazioni mosse dalla Procura riguardano il ricorso alla somma urgenza per l’affidamento degli appalti, che sarebbe stata, ha detto Spagnuolo, “assolutamente arbitraria”, ed il frazionamento di ogni singolo appalto, portando l’importo dei lavori sotto i 40.000 euro al fine di evitare il ricorso alle gare pubbliche e procedere con il sistema del “cottimo fiduciario. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno sequestrato centinaia di fascicoli ed effettuato intercettazioni. L’attività di indagine si è concentrata principalmente, dunque, sui lavori affidati con il sistema del cottimo fiduciario ad un numero ristretto di imprese, senza il rispetto dei principi di rotazione e di trasparenza, in violazione del codice degli appalti. L’analisi delle circa cinquemila determine dirigenziali del Comune di Cosenza prese in considerazione avrebbe evidenziato anomalie nell’utilizzo della procedura di affidamento dei lavori in economia, nella non osservanza del principio di rotazione, trasparenza e parità di trattamento, a beneficio di un numero ristretto di operatori economici, anche in violazione del divieto di frazionamento previsto dalla normativa. Le indagini, inoltre, avrebbero dimostrato come il mancato rispetto della normativa vigente in tema di affidamento dei lavori sarebbe stato collegato all’ottenimento di altre utilità, per sè o per i propri familiari, da parte di alcuni dipendenti e dirigenti del comune di Cosenza. “È stato un lavoro assolutamente specialistico, portato avanti con estrema professionalità, con indagini importanti ed attente” ha detto Spagnuolo nel corso della conferenza stampa. “Si tratta di indagini complesse e riguardano l’attività amministrativa portata avanti al Comune, attraverso lo studio di decine e centinaia di appalti e di contratti, che hanno portato ad un quadro unitario. La scelta della somma urgenza, assolutamente arbitraria, e lo spezzettamento di un singolo lavoro per eludere quanto imposto dalla legge – ha detto ancora Spagnuolo – e l’inchiesta è stata fatta senza l’aiuto di apporti testimoniali”. Manzini, al riguardo, ha spiegato che “è stata svolta una attività di intercettazione telefonica e acquisizioni di atti, questi ultimi anche poco utili all’attività investigativa. L’attività parte da un esposto fatto da un senatore della Repubblica – ha detto Manzini – e siamo arrivati a scoprire che l’attività non era svolta in modo episodico ma sistematico, con dirigenti che avevano rapporti molto stretti con imprenditori che alla fine venivano favoriti”.