Autonomia, sì del Governo all’emendamento di Forza Italia sui Lep
Il Governo ha espresso parere positivo all’emendamento di Fi al ddl sull’autonomia differenziata, che definisce da subito quale sono le materie su cui devono essere definiti i livelli essenziali di prestazione (Lep), anziché farli decidere da una successiva legge. Il parere favorevole, come si legge sui resoconti del Senato, è stato espresso dal ministro Roberto Calderoli, che si è così conformato al parere altrettanto favorevole del relatore Costanzo della Porta. La Lega incassa l’inizio delle votazioni sul ddl sull’Autonomia differenziata, ma Fdi ottiene l’approvazione di un emendamento che rafforza la clausola dell’unità nazionale, una sorta di monito per tutti (anche per gli alleati), mentre Fi incamera il via libera del governo ad un proprio emendamento sui Lep, particolarmente caro agli amministratori azzurri delle regioni meridionali, con in testa il governatore della Calabria Roberto Occhiuto. Questa sorta di quadratura del cerchio descrive il modo in cui la maggioranza intende procedere su questa riforma, che dopo mesi di dibattiti ha visto i primi voti in Commissione Affari costituzionali del Senato, con le opposizioni che hanno ribadito la propria contrarietà. Il ddl Calderoli è in realtà una legge puramente procedimentale, vale a dire che definisce le procedure da seguire per approvare le intese tra lo Stato e le Regioni che chiederanno l’autonomia differenziata. Ma il testo si è caricato di significati politici dato che per la Lega è uno dei punti del programma di governo da approvare entro l’anno, mentre per le opposizioni e diversi commentatori rapperesenta l’anticamera della fine dell’unità nazionale a danno delle Regioni del Sud. Di qui, oltre alla contrarietà di Pd, Avs e M5s, la volontà di Fdi e Fi di cambiare la “narrazione” su questo ddl. Le opposizioni avevano ottenuto di iniziare le votazioni sui circa 600 emendamenti dopo l’audizione, attorno al 20 settembre, di Sabino Cassese, che presiede il Comitato incaricato di scrivere i Livelli essenziali di prestazione (Lep); ma su insistenza della Lega in mattinata il presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, ha rotto gli indugi ed ha dato inizio alle votazioni. “Una forzatura” per il Pd Andrea Giorgis, mentre per Balboni sarebbe stata semmai una forzatura “tenere ferma la Commissione per 15 giorni”. Sono stati effettuati solo tre voti sugli emendamenti all’articolo 1, ma significativi per la maggioranza: infatti sono stati respinti due emendamenti di Pd e M5s che sopprimevano l’articolo 1, affossando così la legge, e ne è stato invece approvato uno di Fdi. Per certi versi è un “emendamento manifesto”, nel senso che ribadisce che la legge attua sì l’autonomia differenziata ma “nel rispetto dell’unità nazionale ed al fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio”. Unanime il sì della maggioranza che provoca la “soddisfazione” del capogruppo di Fdi Marco Lisei. Le opposizioni si sono astenute, gesto apprezzato da Lisei ma non da Balboni che definisce “scandaloso” il mancato sì delle minoranze al principio di unità nazionale. Ma per i Dem, ha spiegato Francesco Boccia, “preoccupa che non ci sia un euro, poi si possono anche fare votazioni strumentali, ma l’unità nazionale senza soldi non la si mantiene”. Il riferimento e alla nebbia che ancora avvolge la definizione dei Lep. Proprio su questi ultimi a incassare il dividendo è stata Fi: il ministro Calderoli (nella foto assieme ad Occhiuto) ha dato parere favorevole ad un emendamento di Mario Occhiuto, fratello del governatore calabrese Roberto, che indica subito le materie per le quali devono essere definiti i Lep, anzichè rinviare ad una legge successiva tale indicazione. Nelle prossime settimane l’emendamento sarà votato. Alla fine della giornata la maggioranza è soddisfatta e se ne fa interprete la leghista Daisy Pirovano: “Siamo felici che la riforma proceda nel suo cammino, convinti come siamo della bontà e degli effetti positivi che potrà regalare al Paese nel segno di trasparenza, responsabilità e buona amministrazione”.