Cardiochirurgia: ricerca premia il S. Anna Hospital di Catanzaro

Cardiochirurgia: ricerca premia il S. Anna Hospital di Catanzaro

CATANZARO. “Dopo il Programma Nazionale Esiti di “Agenas”, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, anche “Doveecomemicuro.it”, il primo portale italiano di public reporting in ambito sanitario, promuove a pieni voti il S. Anna Hospital”. Lo si legge in una nota dell’ospedale privato catanzarese. “L’indagine, svolta su un campione complessivo di oltre duemila tra strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate in Italia presso il SSN e afferenti alle varie branche mediche – si fa rilevare – colloca infatti il Centro regionale di alta specialità del cuore in cima alle classifiche che riguardano i volumi di prestazioni e gli esiti per i pazienti trattati in ambito cardiochirurgico. In particolare – spiega ancora la nota – è emerso che nel campione in studio il S. Anna occupa il terzo posto per numero di interventi di by-pass aortocoronarico e il quarto per basso indice di mortalità a trenta giorni. I dati, che confermano sostanzialmente quelli di Agenas ma anche quelli del Report di autovalutazione elaborato dallo stesso S. Anna, appaiono ancora più significativi alla luce di quanto emerge complessivamente dall’indagine. Gli analisti di “Doveecomemicuro.it”, infatti, hanno appurato che il 76% delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate non rispetta i volumi minimi (200 by-pass all’anno per struttura). Dunque solo il 24% è virtuoso ed è distribuito sul territorio nazionale senza differenze geografiche significative. Si tratta di un dato allarmante e non soltanto in termini di riorganizzazione della rete ospedaliera. La letteratura scientifica, infatti, è pressochè concorde nel ritenere che i volumi di prestazione abbiano un impatto rilevante, perchè dove si fanno più interventi è più probabile che gli esiti siano migliori”. “Ormai – spiega Elena Azzolini dell’Università Cattolica di Roma , componente del comitato scientifico del portale che ha condotto la ricerca – sono numerose le prove in letteratura che confermano che per molte condizioni cliniche e interventi esiste un’associazione tra il volume di attività e l’esito delle cure, in particolar modo in termini di mortalità intra-ospedaliera o a 30 giorni dal ricovero/intervento. Per tali situazioni è possibile affermare che la mortalità a 30 giorni si riduce all’aumentare dei volumi di attività ovvero, nell’ambito cardiovascolare, che maggiore è il numero di ricoveri per infarto miocardico acuto o di interventi di bypass aorto-coronarico che una struttura esegue, più alto è il grado di esperienza e la qualità dell’assistenza offerta. Sulla base di questi presupposti – dice – oltre che dei decreti legislativi attualmente vigenti, è possibile fornire valutazioni assolutamente oggettive e scientificamente affidabili, da cui tutti possono trarre benefici”.

 

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