“Città unica di Cosenza”, un flop il referendum: ha votato solo il 26%, ai “no” il 58%. Il capoluogo dice sì, no di Rende e Castrolibero
Un vero e proprio flop. Della città unica di Cosenza ai cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero interessa poco o nulla. Difficile dire se perché affatto attratti dalla prospettiva o perché era stato spiegato poco e male cosa la fusione comporterebbe in termini sia positivi che negativi per ciascuna delle tre comunità. I dati sono chiarissimi: scarsissima la partecipazione al voto e inequivocabile la percentuale dei no tra i votanti. Nel referendum consultivo per la fusione in una unica città dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero ha infatti prevalso nettamente il ‘no’, che ha conquistato il 58,23% dei voti rispetto al 41,02% dei favorevoli. La consultazione popolare, che si è svolta domenica nei tre Comuni, ha registrato, come detto, una affluenza molto bassa: poco più del 26% (a Cosenza poco più del 19%). Diverso peraltro l’andamento del voto nei tre Comuni: a Cosenza ha prevalso il “Sì” con il 69,8%, a Rende e Castrolibero il “No” (rispettivamente 81,43% e 74,54%). Il progetto di fusione per istituire la “Città unica” di Cosenza è stato previsto da una proposta di legge regionale presentata dal centrodestra ma è stato sostenuto anche da forze politiche di centrosinistra. Il referendum non era vincolante, per cui, in teoria, la fusione dei tre Comuni resta possibile; ma il voto espresso con il referendum a certamente un peso “politico” che sarà difficile non considerare attentamente. Variegati i commenti. Per Alfredo Antoniozzi (Fdi) “era un’opportunità straordinaria”. Per Orrico (M5S) il voto è stato condizionato dalle classi dirigenti. Per Tavernise (M5S) è stato “sbagliato il percorso imposto dall’alto”. Per il Centro coordinamento fusioni l’errore è stato “non coinvolgere i cittadini prima di ipotizzare la fusione”.