Corbelli: “Spero che Oliverio possa presto venire a Tarsia”
“Il governatore calabrese Mario Oliverio, che ho sentito oggi al telefono, assai presto, non appena questa allucinante vicenda che lo riguarda sarà archiviata e verrà fatta giustizia, si recherà (è la prima cosa che farà) a Tarsia per visitare il costruendo cimitero internazionale dei migranti, la più grande opera umanitaria legata alla tragedia epocale dell’immigrazione, che, sin dall’inizio, ha sempre fortemente sostenuto e oggi, grazie al finanziamento della Regione, reso possibile”. È quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore della monumentale opera, per la cui realizzazione lotta ininterrottamente da oltre 5 anni, dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Corbelli manifesta la “sua amarezza e il suo sconcerto” per la vicenda che vede coinvolto Oliverio, per un provvedimento della magistratura “che di fatto – spiega – dopo avergli precluso la possibilità di essere sabato 22 dicembre a Tarsia per l’inizio dei lavori con la simbolica posa della prima pietra, adesso gli viene anche impedito di essere domenica 27 gennaio a Ferramonti, all’ex campo di concentramento, per la Giornata della Memoria e una visita al vicino cimitero dei migranti”. “Mentre in Italia – dice ancora Corbelli poveri migranti, tra cui anche molte donne e tanti bambini, vengono, in queste ore, dalla sera alla mattina, deportati e ad una nave, con 47 profughi a bordo, da 5 giorni in mare viene impedito, nonostante il forte maltempo e la situazione assai critica, di sbarcare, in Calabria un presidente, simbolo di accoglienza, che sta realizzando un’opera di grande civiltà, per dare dignità alle vittime dei tragici naufragi, che il mondo conosce e apprezza, viene tenuto, per una banale accusa di abuso d’ufficio, confinato dal 17 dicembre nel suo paese, a San Giovanni in Fiore”. Corbelli chiede: “In nome di quale giustizia giusta si tiene confinato un presidente onesto, che la storia ricorderà per questa grande opera umanitaria, mentre altri rappresentanti delle diverse istituzioni, ai vari livelli, finanche quelli più alti, nazionali, indagati, accusati e, in alcuni casi, condannati in primo grado, per reati assai più gravi continuano, a Roma e in Calabria, a rimanere regolarmente ai loro posti di grande responsabilità?”.