Corso di formazione dell’Odg Calabria sul ruolo della stampa e sulle pressioni dei poteri forti

Corso di formazione dell’Odg Calabria sul ruolo della stampa e sulle pressioni dei poteri forti

A dieci anni dalla vicenda che portò alla chiusura della redazione dell’Ora della Calabria il caso diventa lo spunto per una riflessione a più voci sul sempre delicato tema della libertà di informazione. Se n’è discusso a Catanzaro nel corso di formazione organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria, guidato dal presidente Giuseppe Soluri, con interventi di Don Antonio Coluccia (nella foto), del professore Alberto Scerbo, ordinario di Filosofia del diritto alla Umg, e del condirettore di “Famiglia Cristiana”, Luciano Regolo. Collegati in remoto il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro e il condirettore dell’Agenzia Giornalistica Italia, Paolo Borrometi. «Ogni potere cerca di piegare l’altro, il giornalismo italiano ha una lunga storia di contiguità con i poteri, soprattutto con quello politico» ha esordito il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Giuseppe Soluri. «Molti grandi giornali sono stati contigui alla politica, molti editati direttamente da realtà politiche o partitiche: esperienze che raccontano di un rapporto che ha sempre fatto discutere. La libertà di stampa va difesa fino in fondo, anche se è sempre più difficile per via della precarizzazione del lavoro giornalistico ormai quasi totalizzante, anche in tanti giornali importanti». Importante e prezioso contributo al dibattito da parte di Don Antonio Coluccia, che a Roma e non solo, è un simbolo della lotta allo spaccio e alla criminalità: proprio nelle vie dello spaccio, nelle vie senza luce, lui va con la luce, il megafono e rende la preghiera azione di disturbo contro l’oblio di cui loro si nutrono. Luciano Regolo, testimone principale della vicenda Oragate in quanto all’epoca direttore del giornale, ha raccontato quanto accaduto nella notte tra il 18 e il 19 febbraio 2014, soffermandosi su come la vicenda del L’Ora della Calabria abbia influenzato profondamente la sua vita professionale e personale. “Qui rappresento -ha detto- un gruppo di colleghi che hanno lottato per difendere valori durante quel periodo. Abbiamo occupato la sede della redazione del giornale, praticamente per due mesi, uscendone arricchiti umanamente” afferma ancora Regolo. “Quella che abbiamo fatto è stata una esperienza di lotta per la dignità della professione. Il giornale -racconta ancora Luciano Regolo- non uscì in edicola con la scusa di un guasto alla rotativa, che poi una perizia disposta dalla stessa Procura di Cosenza dimostrerà non essersi mai verificato. Raccontando, aprendo il confronto su quanto accaduto allora -aggiunge Luciano Regolo- non facciamo altro che agire concretamente per promuovere i valori della legalità. Dobbiamo contrastare la massoneria deviata, che si nutre del silenzio e riceve legittimazione da esso, difendere la verità e la radicalità nel giornalismo, evitando compromessi e sensazionalismo. Per questo non possiamo che ripartire dall’importanza dell’educazione e dell’informazione corretta nel rendere le comunità più vigili e difese”.

 

 

 

 

 

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