Covid e crisi, il parere di Lillo Foti: ” Anche il calcio potrebbe aiutare la ripresa economica”

Covid e crisi, il parere di Lillo Foti: ” Anche il calcio potrebbe aiutare la ripresa economica”

La crisi economica dovuta all’emergenza Covid, la passione per il calcio, i rimpianti legati alla mancata realizzazione del nuovo stadio a Reggio Calabria, proposta quando i grandi club stavano ancora programmando la costruzione di impianti più adeguati alle esigenze di un calcio ormai lanciato nella dimensione del “business”. Sono alcuni degli argomenti affrontati in una conversazione da Pasquale ‘Lillo’ Foti, uno degli imprenditori calabresi più importanti,  che dalla C portò la Reggina nell’olimpo del calcio italiano, guidandola per circa un decennio nella massima divisione.
Nelle settimane scorse, nella città calabrese dello Stretto come nella gran parte delle città italiane, gli imprenditori sono scesi in piazza per manifestare il loro disagio dovuto alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria.
“La vera anima dell’economia a Reggio Calabria – spiega Foti – è il commercio. I dati dell’Ente camerale sono espliciti: le attività commerciali rappresentano il 35,1% delle imprese reggine. L’agricoltura occupa il 15,5%; l’edilizia il 10,5% e la manifattura il 7,1%. Le tre attività insieme però non raggiungono il dato del commercio”. Foti, oltre che essere ancora ‘il Presidente’ nell’immaginario collettivo dei tifosi della Reggina, è soprattutto un imprenditore molto noto nel ramo dell’abbigliamento, e non solo in Calabria. Insieme alla moglie Gabriella Barresi, ed alle figlie Giorgia, Fabrizia e Francesca, segue personalmente i punti vendita del gruppo nel centro cittadino, in cui sono esposti abiti e accessori di primarie griffe nazionali.
“Non è tanto il così detto alto di gamma – sottolinea Foti – che preoccupa, quanto piuttosto l’abbigliamento di medio valore. In questo segmento stiamo davvero registrando un forte decremento di attività in coincidenza della pandemia da Covid-19, un ‘buco’ che difficilmente recupereremo, visto anche l’andamento attuale delle vendite, nonostante i fortissimi ribassi”. E’ per questo che Foti ha deciso di farsi portavoce della protesta di qualche giorno fa capeggiando un folto gruppo di commercianti sotto Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria. “Oh Dio – risponde – non è che mi sia messo in testa di capeggiare chissà quale movimento, ma è chiaro che il nostro il riferimento istituzionale principale non poteva che essere la sede dell’Assemblea legislativa calabrese, verso cui nutriamo rispetto, perché quella è la Casa di tutti i calabresi. Ma è anche la sede in cui i problemi dei calabresi vanno ascoltati e tradotti in azione concreta”.

“Io ho grande rispetto per la politica, ma è vitale – aggiunge – che la politica calabrese ascolti il mondo delle imprese, comprenda e viva le difficoltà di chi la mattina, e in ogni condizione di tempo, si fa il segno della croce prima di alzare le saracinesche dei negozi non solo per creare reddito e valore per se stessi, ma anche per responsabilità verso i propri dipendenti. Insieme ai colleghi, abbiamo detto ai consiglieri regionali che il fondo del barile a Reggio Calabria è stato raschiato interamente e adesso si rischia di bucarlo. Corso Garibaldi, la principale arteria cittadina lunga oltre un chilometro, è il vero e unico centro all’aperto delle attività commerciali, e non solo di abbigliamento. In tutte le sue traverse si contano infatti numerose le attività di bar e food, che hanno rivitalizzato il centro storico. Corso Garibaldi è un’enorme vetrina – sottolinea Foti – che sta impoverendosi per la progressiva chiusura delle attività per il Covid, certamente, ma anche per le tasse, locali e nazionali. Dovrei essere felice se un concorrente chiude i battenti ma invece non è così: ogni impresa che si ferma è la prova di un più largo quadro di crisi dell’economia. E a Reggio lo si sente davvero. E’ una città dei ceti medi impiegatizi e dei servizi, ma se dovessero venire meno anche le risorse stimolate dalla pubblica amministrazione, allora il ‘cappotto’ è prevedibile, con conseguenze drammatiche sulla coesione sociale. E intervenire è compito della politica. Guardi, senza l’apporto della propensione al consumo del ceto medio, non Reggio! Ma l’intera Italia rischia il default”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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