Crisi di governo, tutti cercano una vita di uscita

La “partita” del Governo è dunque finita ai tempi supplementari, quattro giorni in cui può ancora succedere di tutto. Le dimissioni di Mario Draghi, respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con l’intenzione di parlamentarizzare la crisi, non sono irrevocabili e il premier avrà il tempo da qui a mercoledì prossimo di valutare l’evoluzione del quadro politico e le dinamiche interne alla sua maggioranza. Mercoledì infatti il premier renderà comunicazioni alle Camere sulla crisi e una parte delle forze politiche spera ancora di poter far cambiare idea all’ex presidente della Bce. Lunedì e martedì Draghi volerà ad Algeri, la missione resta confermata (dal governo si fa presente che l’esecutivo è nel pieno delle proprie funzioni) per un appuntamento che ha lo scopo, tra l’altro, di proseguire sulla strada di rafforzare l’indipendenza energetica dell’Italia dal gas russo in vista di un autunno che si presenta difficile considerate anche le ultime mosse del Cremlino. Il premier, secondo quanto trapelato, avrebbe avuto l’intenzione di lasciare già giovedì dopo il voto di palazzo Madama, considerato che “la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”. Tuttavia nelle comunicazioni ai ministri durante il Cdm lampo del pomeriggio, il premier non ha inserito l’aggettivo ‘irrevocabili’ riferito alle sue dimissioni in attesa di tornare dal Capo dello Stato, che ha deciso poi di respingere la lettera di dimissioni e reinviare l’esecutivo alle Camere. Ma la linea di Draghi, anticipata nei giorni scorsi e illustrata ai membri del governo non è cambiata. La decisione dunque sarebbe presa e le dimissioni sarebbero solo rinviate a dopo il passaggio parlamentare. Si attendono le mosse del M5S e anche quelle di Lega e Forza Italia che sembrano comunque propendere per la conclusione dell’esperienza di governo.