Draghi, Macron e Scholz: “L’Ucraina nella Ue”
Palazzi bombardati e anneriti. Su un edificio sventrato sventola un drappo strappato con i colori della bandiera ucraina. Intorno solo carcasse di case abbandonate e crivellate dai colpi. I leader europei sono arrivati ieri a Irpin, sobborgo a nord ovest di Kiev diventato uno dei luoghi simbolo della guerra dopo l’attacco delle forze russe nelle prime fasi del conflitto e teatro di un massacro di civili. Ad accompagnare Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Klaus Iohannis, il capo dell’amministrazione militare della regione di Kiev e il sindaco di Irpin, che raccontano i i dettagli dell’orrore. La visita dura circa un’ora, i quattro capi di stato e di governo si fermano a parlare con i giornalisti, poi si muovono in corteo per tornare a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelensky. “Oggi la condizione che pone l’Ucraina è quella dell’integrità territoriale, è la premessa per iniziare i negoziati di pace. Ma al momento non si vedono margini”. Lo dice il presidente del Consiglio, Mario Draghi incontrando i giornalisti a Kiev. Secondo Draghi è la parte russa che non intende aprire al dialogo: “Quando ho chiamato Putin per chiedergli della pace mi ha detto ‘Non è il momento’, e lo stesso è avvenuto per il cessate il fuoco o per un incontro con Zelensky, ribadisce il premier. Ma “la pace deve essere giusta e sostenibile. Gli altri Paesi vogliono aiutare Russia e Ucraina a trovare la pace. C’è un’iniziativa diplomatica mondiale che non c’era un mese fa”. ha detto Draghi. “Viene detto che i motivi del taglio delle forniture di gas siano tecnici e legati alle sanzioni. Per noi, come per la Germania, sono bugie. Da Mosca c’è un uso politico del gas e del grano. Noi siamo tranquilli, nell’immediato e per l’inverno, ma a questi prezzi gli stoccaggi diventano più difficili. Le forniture sono diminuite, l’Europa è in difficoltà e la Russia incassa come prima. È una strategia che va combattuta”, ha detto ancora Draghi.