Ferrara (Unindustria): “I dati di Bankitalia fotografano solo il rimbalzo post lockdown”
“Ci sono 5,7 punti percentuali di Pil in più, però questo dato non deve farci illudere ed è solo apparentemente favorevole, perché il report mette a confronto il 2021 con 2020 che è stato l’annus horribilis dell’economia nazionale e regionale anche a causa del lockdown. Con la riapertura c’è stata una crescita, ma si è trattato di un effetto meccanico, di un rimbalzo tecnico, di un effetto inerziale peraltro supportato sia dalla riapertura delle attività commerciali che l’anno prima erano rimaste chiuse, sia dall’effetto keynesiano del Pnrr e di alcune misure come il superbonus dell’edilizia”. Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, commenta così i contenuti del rapporto di Bankitalia sull’economia regionale che indica una ripresa delle attività nel 20221 rispetto all’anno precedente.
“È un dato – dichiara – che peraltro non recupera completamente la perdita di Pil del 2020 e in più è sotto di un punto rispetto al dato nazionale. Emergono, invece, in maniera plastica – sostiene – le tradizionali debolezze e fragilità e il divario della nostra economia rispetto al resto del territorio. Si rileva una rarefazione persistente del sistema industriale e non poteva essere diversamente. Come l’abbiamo lasciato – osserva – l’abbiamo trovato. Sono state messe in campo politiche difensive, di preservazione del sistema produttivo, basti pensare all’incetta di bonus, di una tantum sia a livello nazionale che a livello regionale, per esempio il Decreto aiuti, il Decreto sostegni, il Decreto liquidità. Abbiamo fatto mettere in campo, insieme alla Regione, il fondo Calabria competitiva, ovvero mini prestiti pari all1% all’impresa, così come il provvedimento Lavoro Calabria per preservare il personale all’interno delle imprese. Ma è stata una politica difensiva, per cui la crescita è stata semplicemente un rimbalzo tecnico”. Restano quindi i limiti di un’economia caratterizzata dalla rarefazione industriale, dalla scarsa propensione all’internazionalizzazione e all’innovazione, oltre a un reddito pro capite molto basso. “In più – dice il presidente degli industriali calabresi – dal report della Banca d’Italia si evince un elemento che noi sottolineiamo sempre, cioè che le imprese non si ristrutturate in questo periodo o lo hanno fatto in maniera assai modesta. Soprattutto non investono. Sono elementi predittivi rispetto al futuro”.
C’è bisogno, continua Ferrara, di una “cura da cavallo, indipendentemente – spiega – da quelli che sono i cicli economici. Abbiamo a disposizione, visto che da qui a breve il Por sarà operativo, una quantità di risorse enorme che dobbiamo destinare esattamente a un sistema di incentivi che vada a stimolare uno straordinario piano di investimenti. Solo questi ultimi possono creare una crescita duratura perché cresce l’economia quando le aziende producono e vendono. Allora – continua – dobbiamo agire per disegnare questo sistema di incentivi che ammoderni il sistema produttivi esistente che, anche se rarefatto, c’è. Serve un investimento nel capitale umano e nelle competenze. Dobbiamo dare alle aziende la possibilità di ristrutturarsi e di ampliarsi soprattutto avendo come guida le tecnologie avanzate. La grande sfida non c’è dubbio che rimane l’aumento della densità imprenditoriale. In Calabria ci sono poche imprese. Dobbiamo creare un ecosistema imprenditoriale attrattivo sia per stimolare la nascita di nuove imprese endogene, sia per attrarne da fuori regione”. Secondo Ferrara, poi, “sotto il profilo della geografia economica la Calabria è penalizzata perché sta in un’area in ritardo di sviluppo come il Mezzogiorno e di fronte a noi – rileva – abbiamo paesi politicamente instabili, più poveri di noi, tanto è vero che arrivano i migranti. Abbiamo una popolazione modesta con reddito pro capite molto basso e con un potere d’acquisto basso. Quindi, da questo punto di vista non abbiamo un mercato interno”.
Altra dolente nota: “Servono – aggiunge – modalità di connessione con il resto dell’economia mondiale, dalla mobilità alla logistica avanzata, quindi Alta velocità, strade, porti e aeroporti. Il Pnrr non risponde a questa esigenza e che l’Alta velocità è nel fondo complementare e non nel Pnrr per cui non è un impegno cogente. È tutto da verificare, da monitorare. Ci sono ancora pareri discordanti sul tracciato e abbiamo scoperto che, per quanto riguarda la statale 106, nell’allegato del Def non ci sono i 3 miliardi necessari. Ci sono studi di fattibilità e non progetti per molti tratti, per cui non si possono quantificare esattamente le risorse da destinare. Va fatta una battaglia – dice Ferrara – affinché nella prossima legge di stabilità siano destinate almeno le riusorse che ci erano state promesse. Così come c’è poco per il porto di Gioia Tauro e per gli aeroporti. Serve – conclude il presidente degli industriali calabresi – una forte azione politica per impegnare il Governo su queste infrastrutture, indispensabili per poter rendere il territorio e il sistema produttivo locale competitivo e attrattivo”.