I dati Svimez sul Sud, l’Ance Calabria: “Basta mistificazioni, è ancora piena crisi” 

I dati Svimez sul Sud, l’Ance Calabria: “Basta mistificazioni, è ancora piena crisi” 

REGGIO CALABRIA. “Il tempo delle parole è scaduto da un pezzo. Siamo ormai ai supplementari per il Mezzogiorno d’Italia e soprattutto per la Calabria che, unica realtà del Paese, continua a segnare un inarrestabile declino. La diffusione dei dati del rapporto Svimez per il 2015 evidenzia come la nostra regione spicchi in negativo. Ma troviamo irreale e forse anche mistificatorio il quadro disegnato dai colossi dell’informazione nazionale che, forti di uno “zero virgola” di differenza, vorrebbero farci credere che le cose vanno adesso a gonfie vele e che la crisi è passata”. Lo afferma il presidente di Ance Calabria, Francesco Berna. Il massimo rappresentante dei costruttori edili calabresi spiega: “Non è così. E basta poco per constatarlo. Basta fare un giro nel Paese reale: nei cantieri o in quel che ne resta, dove ci sono desolazione e abbandono; nelle aziende costrette a licenziare e a portare i libri in tribunale; nelle banche dove gli imprenditori sono costretti a fare mortificanti e lunghe anticamere in attesa di incassare l’ennesimo “no” a una richiesta di accesso al credito. Negli uffici pubblici dove burocrati spesso impreparati e poco propensi all’ascolto alzano barriere insormontabili a chiunque non voglia usare le chiavi delle più ripugnanti pratiche di corruttela, ormai dilagante fino ad apparire endemica”. “Il Mezzogiorno vero è questo, purtroppo – prosegue Berna -. Un Sud che vive una condizione drammatica dal punto di vista economico e, dunque, sociale. Il meridione, se non cresce, è destinato a restare per sempre il profondo pozzo a cui la criminalità organizzata può attingere per trovare la propria manovalanza. Perché un giovane meridionale, di fronte alla mancanza di lavoro, si trova posto dinanzi a un bivio che da un lato conduce alle promesse di facile guadagno illecito, dall’altro alla strada senza ritorno dell’emigrazione”. Per il presidente di Ance Calabria, “questo è il Mezzogiorno che fotografa il rapporto Svimez, e non altro. Non sarà certo una piccola variazione percentuale a modificare d’incanto una situazione che deve invece essere analizzata con la crudezza che un unico dato dimostra in termini inoppugnabili: il divario tra il Nord e il Sud, in termini di reddito procapite, è spaventoso. In media un cittadino delle regioni meridionali a parità di lavoro guadagna il 40% di chi risiede nelle aree più opulente del Paese, con la Calabria relegata ancora una volta all’ultimo posto”. ”È questa l’Italia della cui unità negli anni scorsi abbiamo celebrato il 150.mo anniversario? È questa una nazione che può rivendicare patenti di modernità o di riformismo, non essendo tuttora riuscita a risolvere la più atavica delle sue questioni, quella meridionale?”. Ad avviso di Francesco Berna, “occorre porre fine a questo inaccettabile profluvio di parole in libertà, rimediando all’annuncite cronica che è ormai diffusa in tutti gli schieramenti e silenziosamente avallata dalla classe politica locale che non ha mai affrontato seriamente i nostri problemi. Servono fatti. Servono soprattutto investimenti ed è indispensabile un impegno serio e concreto del Governo sull’infrastrutturazione della Calabria e del Sud. E necessita una politica di vere agevolazioni fiscali che non possono essere indifferenziate e uguali per tutta Italia. Perché mai un imprenditore o un fondo dovrebbero essere interessati a investire nella nostra regione se, alle stesse condizioni di favore ma con un sistema infrastrutturale adeguato, possono fare lo stesso in una realtà già sviluppata del Nord? L’economia è fatta di ricavi e costi, ma questi ultimi non sono soltanto finanziari: anche organizzativi, logistici, di formazione, di comunicazione, di tempo”. “Tutto questo il governo non sembra considerarlo – prosegue il Presidente – mentre il Mezzogiorno e la Calabria si allontanano dal resto dell’Europa. O l’Italia riscopre il valore vero della sua sbandierata unità, imponendo sacrifici a tutti, sul modello applicato con successo in Germania all’inizio degli anni Novanta dopo il processo di riunificazione, o questo Stato sarà ineluttabilmente destinato alla dissoluzione. Non crediamo né in soluzioni federalistiche né in ricette scissionistiche ma riteniamo che così non si possa andare più avanti. Lo diciamo a nome dell’intera categoria dei costruttori edili, che più di ogni altra ha pagato e sta pagando un prezzo salatissimo per questa crisi. Chi ha la responsabilità di governare l’Italia e dunque anche la Calabria agisca di conseguenza. Le parole con noi non servono più a niente – conclude Berna -. Preferiamo non essere presi in giro: sarebbe già una dimostrazione di serietà, la prima dopo tanto tempo”.

 

 

 

desk desk