“Il caso Natuzza Evolo”, il primo dicembre su Raitre lo speciale firmato da Pino Nano e Maurizio Pizzuto

“Il caso Natuzza Evolo”, il primo dicembre su Raitre lo speciale firmato da Pino Nano e Maurizio Pizzuto

Venerdì primo dicembre, RAI-Documentari propone il racconto, per certi versi affascinante e suggestivo, della storia di Natuzza Evolo, la mistica calabrese scomparsa 14 anni fa all’età di 85 anni, e che durante la Settimana Santa viveva il mistero delle stigmate. Lo speciale, “Il Rifugio delle Anime- Storia di Natuzza Evolo”, presentato a Roma dal direttore di Rai-Documentari, Fabrizio Zappi, e che andrà in onda domani su Rai Tre alle 23.10, porta la firma dei giornalisti Pino Nano e Maurizio Pizzuto. Pino Nano, ricordiamo, segue per la Rai il “fenomeno Natuzza Evolo ininterrottamente dal 1982, anno in cui per la prima volta mise piede nella redazione calabrese di Via Montesanto a Cosenza. Lo speciale di RAI Documentari non è altro che la storia di questa donna calabrese che raccontava di “vedere e di parlare con la madonna” Ma la mistica di Paravati raccontava anche di essere in grado “dialogare con gli angeli e con le anime dei defunti”, e lo speciale che andrà in onda su Rai Tre -la regia è di Simone Rubin. – propone alcune interviste inedite ed esclusive in cui Natuzza raccontava allo stesso Pino Nano come “dietro le spalle di ogni uomo c’è un angelo con il quale io parlo e che mi aiuta a conoscere cosa pensa e cosa vuole chi viene a cercarmi”. È lo stesso angelo- ripeteva più volte Natuzza- che “mi permette di parlare tante lingue diverse, pur non essendo io mai andata a scuola, e pur non avendo mai imparato né a leggere né a scrivere”. ” Il Rifugio delle Anime” -commentano gli autori- vuole essere soprattutto la ricostruzione dettagliata di quello che per la chiesa italiana diventò negli anni 30/40 un caso davvero “difficile da decodificare e da interpretare”. Con l’aiuto dei documenti inediti recuperati presso l’Archivio Storico dell’Università Cattolica di Milano, il docu-film propone il carteggio epistolare che ci fu allora tra il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Paolo Albera, e il rettore della Cattolica di Milano Padre Agostino Gemelli, carteggio da cui si evince che, come era già accaduto anni prima per Padre Pio, Padre Agostino Gemelli, aveva bollato “il Caso Evolo” alla stessa maniera di quello del frate di Pietrelcina. “Un caso di pura isteria” –scriveva Padre Agostino Gemelli alla Chiesa locale, consigliando alla Curia Arcivescovile calabrese di “isolare la ragazza che parlava con la madonna”, e di “ridurla al silenzio”. Poi in realtà Natuzza venne rinchiusa nel manicomio criminale di Reggio Calabria. Un racconto avvincente, che ripropone anche immagini inedite delle stigmate della donna di Paravati in varie fasi della sua vita, tutte testimonianze fotografiche autentiche e strettamente legate al giorno del Venerdì Santo di ogni anno. Un “caso di fede ancora irrisolto”, ricco di troppi misteri, e di tanti interrogativi irrisolti, e che a cento anni dalla nascita di Natuzza Evolo -questo è il messaggio finale del film di Pino Nano e Maurizio Pizzuto– hanno trasformato la storia di questa contadina calabrese in una vera e propria leggenda popolare. Sarà ora la Chiesa di Francesco, nei prossimi anni, ad analizzare i “frutti di Paravati” e a decidere sulla santità o meno di Natuzza Evolo, anche se per la gente che l’ha incontrata e conosciuta -questo è il messaggio finale dello speciale televisivo- “Natuzza è già Santa”.

 

 

 

 

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