Depurazione, 10 misure cautelari nel Cosentino

Depurazione, 10 misure cautelari nel Cosentino

I Carabinieri di Scalea (Cosenza) hanno eseguito 10 misure cautelari emesse dal Gip presso il Tribunale di Paola, Rosa Maria Misiti. Le misure riguardano un sindaco, 3 responsabili degli Uffici tecnici di comuni dell’Alto tirreno cosentino, alcuni imprenditori e un tecnico dell’Arpacal, l’agenzia regionale per l’ambiente calabrese. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Paola, riguarda una serie di illeciti sulle procedure nel settore della depurazione. In particolare, sono state rilevate condotte collusive e fraudolente finalizzate ad avvantaggiare uno o più operatori economici in appalti e affidamento di servizi in diversi comuni dell’area, anche in violazione dei criteri di rotazione nell’affidamento di lavori e aggirando il dovere di effettuare indagini di mercato.

E’ emerso dalle indagini che alcuni imprenditori hanno violato gli obblighi contrattuali assunti con Comuni della fascia tirrenica riguardo appalti afferenti la gestione e la manutenzione di un impianto di depurazione e di sollevamento e hanno smaltito fanghi di depurazione, senza adeguato trattamento, su terreni agricoli anziché mediante conferimento in discarica autorizzata, anche attraverso lo sversamento del refluo fognario in un collettore occulto. In alcune circostanze sono state immesse nelle acque sostanze chimiche senza un preciso dosaggio rapportato alle caratteristiche microbiche delle acque, per occultare la carica batterica delle acque prima dei previsti controlli, la cui esecuzione veniva comunicata in anticipo al soggetto da controllare da parte di un tecnico dell’Arpacal, che, violando il segreto d’ufficio, concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre che la scelta del serbatoio da verificare, determinando così una alterazione della genuinità delle analisi effettuate.

Sono quattro le persone finite agli arresti domiciliari a seguito dell’operazione “Archimede”, condotta oggi dai Carabinieri, coordinati dalla Procura di Paola (Cosenza). Gli arrestati sono Tiziano Torrano, 49 anni, Pasqualino De Summa, 57 anni, Giuseppe Maurizio Arieta, 57 anni, e Maria Mandato, 57 anni. Obbligo di presentazione e firma alla polizia giudiziaria per Barbara Mele, 51 anni, sindaco di San Nicola Arcella. Sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per 12 mesi per Albina Rosaria Farace, 43 anni, e per il tecnico dell’Arpacal Francesco Fullone, 43 anni. Divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 12 mesi per Enzo Ritondale, 41 anni, e per sei mesi per Renato La Sorte, 54 anni. Infine, divieto di esercitare la professione di ingegnere per 12 mesi per Vincenzo Cristofaro, 51 anni, assessore del Comune di Belvedere Marittimo. Altre 7 persone sono indagate a piede libero.

“La finalità era chiara: avvantaggiare uno o più operatori economici”. Lo ha detto il Col. Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, che ha partecipato alla conferenza stampa online per illustrare gli esiti dell’operazione “Archimede”, che ha interessato l’alto tirreno cosentino. L’inchiesta della Procura di Paola, guidata da Piepaolo Bruni, ha messo in luce come sarebbero stati pilotati gli appalti per la gestione della depurazione, con affidamenti sottosoglia e frazionamento delle somme da erogare. Rilevati casi di false dichiarazioni dei requisiti delle aziende che sarebbero poi state favorite. Per esempio, il sindaco di San Nicola Arcella avrebbe attestato come ancora da eseguire alcuni lavori su una conduttura idrica che in realtà erano già stati eseguiti alcuni mesi prima ma senza passare per una regolare gara d’appalto. Le imprese impegnate nella gestione della depurazione, inoltre, in alcuni casi avrebbero anche “diluito” con acqua potabile i fanghi reflui, per falsare i risultati delle analisi. In altri casi, gli stessi fanghi erano invece smaltiti in terreni, anzichè in discariche autorizzate, cosa che dsarebbe stata molto più onerosa. “Si è registrato, di fatto, un monopolio da parte di un solo imprenditore”, ha detto il Cap. Andrea Massari, della Compagnia dei Carabinieri di Scalea. La cosa è stata poi denunciata da un altro imprenditore e da qui si è originata l’inchiesta. Il procuratore Bruni ha sottolineato come “i Carabinieri abbiano eseguito una grande attività di pedinamento e di ricognizione dei luoghi, attività che hanno portato a limitare le conseguenze dei reati”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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