Immigrazione, Vescovo di Cassano: “Indignato a idea nuovo muro”
CASSANO ALLO IONIO. “Sono indignato quando penso che dopo la caduta del Muro di Berlino, nell’89, avevamo aperto una stagione di speranza, di fiducia. Oggi si torna a parlare di muri che vanno innalzati per impedire l’ingresso a persone che vengono dalla fame o che sono perseguitati o che cercano di fuggire da persecuzioni”. Lo ha detto il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino sul “muro anti immigrati” che l’Ungheria vuole costruire al confine con la Serbia. “Penso – ha aggiunto – che c’è qualcuno o qualche nazione che vuole riportare le lancette della storia ai periodi più bui. M auguro che ci sia un’indignazione collettiva che dica no a tutto ciò che è separazione. Ritengo che rispetto agli immigrati dobbiamo ragionare su tre parole molti forti: accoglienza, integrazione e legalità. Perché è sull’accoglienza, sull’integrazione e sulla legalità che ci giochiamo il futuro e il presente della civiltà e della democrazia”. “Purtroppo – ha detto mons. Savino – debbo constatare, in base a un recente sondaggio, che anche nel nostro mondo, quello dei cattolici praticanti, nel rispetto delle posizioni di tutti, c’è una buona parte che dice di no all’accoglienza. Evidentemente qualcosa non ha funzionato nel nostro percorso di evangelizzazione. Dobbiamo anche noi ripensare a percorsi di formazione del cuore, della ragione, a un’evangelizzazione a tutto campo che va ad intercettare tutta la persona umana. Dico no alle ruspe e a tutto ciò che è rifiuto di questi nostri fratelli. Probabilmente, come ha detto anche il segretario della Cei, dobbiamo risarcire qualcuno di questi nostri fratelli perché probabilmente li abbiamo sfruttati. Ritengo che dobbiamo dire di no a chi, come quel mondo della cooperazione, ha fatto dei campi rom o dei fenomeni di immigrazione un’occasione per fare business, per fare cassa. Con le parole di un grande testimone, un grande sacerdote, don Lorenzo Milani, mi piace dire che dobbiamo servire i poveri e non servirci dei poveri”.
o.