In Senato commosso ricordo di Antonio Catricalà a un anno dalla sua tragica morte

In Senato commosso ricordo di Antonio Catricalà a un anno dalla sua tragica morte

di PINO NANO

Lella Golfo, Presidente della Fondazione Marisa Bellisario è quasi commovente: “Antonio Catricalà -dice- era un amico fraterno che con la sua ironia ha scandito tante, tantissime edizioni del Premio Marisa Bellisario, ma la cosa che più mi commuove ogni qualvolta parlo di lui è il legame profondo che lo legava ancora alla sua città natale, Catanzaro, ai compagni del liceo Galluppi, allo studio di suo padre che da Chiaravalle si era trasferito a Catanzaro, legame questo con Catanzaro che lui faceva trasparire in ogni occasione pubblica e privata della sua vita”. Ad un anno dalla sua morte, in Senato nei giorni scorsi si è celebrato appunto l’ennesimo ricordo ufficiale di questo figlio illustre di Catanzaro, e a soli due giorni di distanza dalla cerimonia altrettanto solenne tenutasi due giorni prima alla LUISS, l’Università dove Antonio Catricalà insegnava, e dove a ricordarlo era stato il prof. Attilio Zimatore, ordinario di diritto e come Catricalà catanzarese anche lui. In Senato a parlare di lui erano davvero in tanti, soprattutto donne di grande respiro istituzionale che con lui hanno lavorato e per le quali lui era diventato negli anni punto di riferimento insostituibile. Lella Golfo lo dice senza mezzi termini: “Se oggi c’è una legge sulla parità di genere, che tutela e garantisce la presenza delle donne ai vertici delle imprese e delle aziende del Paese, e che porta il mio nome, il merito è soprattutto di Antonio Catricalà che ha creduto in questa legge e che si è speso oltre quello che il suo carattere riservato gli avrebbe mai suggerito di fare”. Da qui il tema della serata, “Antonio Catricalà, Un uomo per la parità”. A raccontarlo, insieme a Lella Golfo, Renato Brunetta, Maria Bianca Farina, Luigi Fiorentino, Elsa Fornero, Maurizio Gasparri, Augusta Iannini, Mario Monti, Gina Nieri, Antonella Polimeni, Carla Rabitti Bedogni, e infine Gianni Lettà, l’amico del cuore e di sempre, un parterre de roi davvero esclusivo e che solo lella Golfo e la dua prestigiosa Fondazione avrebbero potuto mettere insieme in tempo di Covid. Quasi iconico il ricordo che fa di lui l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti: “Quando il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mi affidò l’incarico di dar vita ad un Governo, ebbi momenti di grande smarrimento generale. E le prime persone a cui chiesi la disponibilità di far parte del mio governo furono Gianni Letta e Giuliano Amato, ma entrambi preferirono fare un passo indietro. Dovevo indicare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ma su questo non ho avuto nessun dubbio e nessun tentennamento. Sapevo che Antonio Catricalà era il numero uno del sistema Paese. Nessuno ci crederebbe -aggiunge poi l’ex premier- ma quel Governo trovò in Antonio Catricalà l’uomo ideale per superare le mille difficoltà del momento. Avevo messo in piedi un governo di 15 ministri, ma nessuno di loro, nessuno di noi, aveva mai avuto esperienza di Governo, e Antonio è stata la nostra nave scuola. Lui era il vero motore della macchina di Palazzo Chigi e non c’era una sola domanda, un solo quesito, un solo problema a cui non avesse una risposta pronta da dare”. Ricordando la loro lunga e intensa storia di amicizia, l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi, Gianni Letta, lo ricorda con evidente commozione: “È lunga la lista di coloro che l’hanno incontrato e conosciuto, come il giorno dei suoi funerali, il 24 febbraio di un anno fa, era lunga la fila a piazza Verdi, tutti desiderosi di testimoniare stima e amicizia verso quest’uomo che è stato davvero un grande uomo della storia della Repubblica. Era grande la sua cultura, grande la saggezza che dimostrava di avere, grande l’equilibrio con cui viveva la sua dimensione. Grande era soprattutto il senso che aveva dello Stato. Credetemi, Antonio era uno Stradivari nell’orchestra dello Stato”. In prima fila ci sono le sue due figlie, di cui Antonio Catricalà era visceralmente innamorato, Michela e Giulia, e la moglie, Diana Agosti, attuale Capo del Dipartimento delle Politiche Europee presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, una delle donne più influenti e più stimate di Palazzo Chigi. “La storia personale di Antonio Catricalà -dice ancora Gianni Letta che parla a braccio senza uno straccio di appunto, ma ricordando nomi cognomi date e circostanze completamente estranee al suo mondo- è una storia simile a mille altre storie di successo di questo nostro Paese. Una infanzia “dorata” a Catanzaro, città dove Antonio frequenta il Ginnasio e il Liceo classico Galluppi, e dove prende la maturità con il massimo dei voti. Predestinato a diventare un numero uno della vita del Paese. Ricordo, ogni qualvolta parlo di lui, che già da ragazzo, e parlo degli anni del ginnasio -lo ha raccontato Peppe Soluri, suo compagno di scuola per cinque anni e oggi Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria- già allora Antonio sapeva perfettamente bene cosa avrebbe fatto poi da grande”. “Pensa che a noi- questo il racconto del Presidente Soluri ricordato da Gianni Letta- che da ragazzi non avevamo la minima idea di cosa fosse quel tipo di lavoro, non faceva altro che ripetere che da grande avrebbe fatto il Consigliere di Stato. Immaginavamo fosse una via di mezzo tra il fare l’avvocato o il fare il magistrato, ma non ne eravamo certi. Quello che invece ricordo perfettamente bene è che gli anni del Galluppi a Catanzaro sono stati per lui anni di grandi relazioni all’interno della scuola. Antonio già allora era una forza della natura. Aveva un carattere aperto, volitivo, avvolgente, brillante e pur non essendo mai stato un bravissimo atleta, era comunque riuscito a diventare uno dei leaders della nostra squadra di pallacanestro al Galluppi. E già questo, da solo, gli valeva l’affetto e l’ammirazione generale del nostro istituto”. Erano gli anni in cui al Galluppi di Catanzaro insegnavano professori di grande valore come Giovanni Mastroianni e Augusto Placanica, che Antonio ha poi continuato a vedere e a sentire negli anni successivi, nel loro nuovo ruolo questa volta di professori universitari in giro per l’Italia”. Catanzaro for ever, dunque, mercoledì sera a Palazzo Giustiniani, come era giusto che fosse, nel ricordare questo straordinario figlio della città dei tre colli ad un anno esatto dalla sua tragica morte.

Giuseppe Soluri