Pasqua, il vescovo di Reggio Calabria laverà i piedi a 12 detenuti

REGGIO CALABRIA. L’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, per il rito della lavanda dei piedi ha scelto 12 detenuti delle carceri della città. “Un gesto ‘concretò – è spiegato in un comunicato della Diocesi – verso persone che vivono particolari momenti di sofferenza e solitudine”. “La Pasqua – afferma il presule reggino in un messaggio alla Diocesi – va celebrata con la consapevolezza che dobbiamo fare memoria della storia della salvezza, per trasmetterla integra alle generazioni future, così come noi l’abbiamo conosciuta perché ce l’hanno trasmessa le generazioni che ci hanno preceduto nel segno della fede”. Per mons. Fiorini Morosini è necessario “portare la Pasqua nelle strutture di peccato che offuscano il nostro vivere comunitario: la corruzione, l’usura, la droga, la prostituzione, la delinquenza organizzata. Non c’è Pasqua fino a quando resiste il loro regno di morte. La celebrazione dei misteri del Signore, perciò, non è fine a se stessa, ma sollecita la comunità all’impegno dell’annuncio e della testimonianza”. “Fino a quando le strutture di peccato saranno vive ed operanti nel nostro tessuto sociale – prosegue il presule – non possiamo esprimere la gioia pasquale del Risorto, che vince la morte e distrugge ogni realtà che ha sembianze e odore di morte. L’augurio è che il Cristo risorto dia forza, speranza, coraggio e pace ai vostri cuori. La Pasqua va celebrata con la consapevolezza che dobbiamo fare memoria della storia della salvezza, per trasmetterla integra alle generazioni future, così come noi l’abbiamo conosciuta perché ce l’hanno trasmessa le generazioni che ci hanno preceduto nel segno della fede. La celebrazione dei misteri del Signore, perciò, non è fine a se stessa, ma sollecita la comunità all’impegno dell’annuncio e della testimonianza”. “La nostra speranza di vincere – sostiene ancora mons. Fiorini Morosini – trova nella risurrezione la forza e il coraggio di andare avanti. L’invito è a portare la Pasqua nelle famiglie diventando strumenti di riconciliazione e di perdono, nelle nostre relazioni interpersonali, costruendole all’insegna della misericordia, nella nostra città, collaborando fattivamente al suo sviluppo, ciascuno per quel che deve o può fare. E poi ancora nella natura che ci circonda con l’invito a rispettarla e difenderla da ogni scempio nascosto dietro falsi miraggi economici ed occupazionali. Così il consumismo ha giustificato se stesso nel passato. Non c’è vero progresso lì dove la natura è contaminata”.