Porto di Gioia Tauro, il sindaco: “Necessari sgravi e infrastrutture”

La “svolta epocale” annunciata nei giorni scorsi dall’autorità portuale, con la piena operatività dello scalo aperto alle grandi navi anche di notte, sarà sufficiente per garantire il rilancio del porto di Gioia Tauro? Aldo Alessio, sindaco della cittadina del Reggino, è soddisfatto, ma dice che mancano ancora tasselli importanti: da un progetto complessivo per il transhipment, a infrastrutture adeguate ai tempi, senza dimenticare il superamento del commissariamento dell’Autorità portuale e un’area industriale, fra le più grandi del Mezzogiorno, desertificata. “E’ chiaro – spiega all’AGI – che far entrare nel porto le grandi navi che prima dovevano attendere l’alba per ragioni di sicurezza consentirà di recuperare tempo, a tutto vantaggio dell’attività del porto e della stessa occupazione, ma quello che serve è un piano nazionale per la portualità che non è mai esistito e continua a mancare. Occorre prevedere – spiega – sgravi fiscali per i porti che svolgono l’attività di transhipment. Se in Africa la manodopera costa molto meno, occorre che questo gap venga recuperato. E siccome non è possibile farlo sottopagando i portuali, occorre intervenire facendo leva sugli sgravi per abbattere i costi, per esempio riducendo la tassa d’ancoraggio”. Si parla da anni della Zes, la zona economica speciale, obiettivo che il Governo ha rilanciato recentemente con il piano per il Sud, presentato proprio a Gioia Tauro, simbolo del fallimento dell’intervento pubblico nel Mezzogiorno, dove lo Stato avrebbe dovuto insediare un centro siderurgico mai realizzato. “Dagli anni Ottanta – ricorda Alessio, marittimo ed ex sindacalista di lungo corso – quando si discuteva della zona franca. Non se n’è mai fatto niente. Si vuole fare – dice – la Zes? La si faccia, ma davvero, non se ne parli solo in campagna elettorale”.
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