Potere al Popolo: “Con il Decreto dignità 400 lavoratori Datel in mezzo a una strada”
CATANZARO. “Ci aveva raccontato che col Decreto Dignità avrebbe incentivato i contratti a tempo indeterminato e posto un argine alla disoccupazione dilagante, che avrebbe stoppato l’uso improprio di contratti a termine e a progetto per organici fissi, il ministro Di Maio, ed in tanti gli hanno creduto, nonostante la ricetta fosse la stessa dal Jobs Act di Matteo Renzi ed i suoi risultati disastrosi già sotto gli occhi di tutti. L’amara realtà dei fatti è andata a bussare nei giorni scorsi al call-center crotonese Abramo Customer Care: allo scadere del ventiquattresimo mese di contratto ben 400 lavoratori sono finiti in mezzo a una strada, perché il decreto non prevede alcun vincolo per l’assunzione e agli imprenditori basta non rinnovare il contratto per risparmiarsi l’incomodo e la spesa di una stabilizzazione o di un licenziamento collettivo di questa portata: la soluzione è “sostituirli” con un nuovo esercito di precari e ricominciare così il balletto dei finti contratti a tutele minime”. Lo si legge in una nota di “Potere al Popolo”. “Eppure le 400 vittime del Decreto Dignità – continua la nota – non si danno per vinti: ieri il presidio nel piazzale adiacente al call-center è riuscito a bucare il mainstream e portare gli effetti concreti della finta-rivoluzione del mercato del lavoro firmata 5 stelle all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, mentre altre iniziative sono in cantiere per i prossimi giorni sul livello locale. Quanta ipocrisia c’è nello spacciare per “cambiamento” il replicarsi di provvedimenti già attuati disastrosamente in passato, come nel caso dell’estrema flessibilizzazione del mercato del lavoro inaugurata dal PD di Matteo Renzi? Cosa ce ne facciamo di una “dignità a scadenza”, che si traduce nelle solite umiliazioni dopo soli 24 mesi di contratto?”. Secondo “Potere al Popolo” “in un territorio complicatissimo come quello crotonese di certo non servono queste prese in giro: ci basta già vivere di precarietà e ricatti sul posto di lavoro, di incertezze, di sfruttamento in questo fiorire di call-center che sono le nuove fabbriche del territorio, ultima spiaggia soprattutto per quei giovani che preferiscono sbarcare il lunario con un lavoro incerto e malpagato piuttosto che scivolare nella povertà o cedere alla rassegnazione ed emigrare. In questa terra – si legge inoltre – in cui servirebbe con massima urgenza un piano per il lavoro, per i giovani, per il contrasto allo spopolamento, nell’era giallo-verde la nostra regione ha invece un tasso di disoccupazione medio al 21,6% e di disoccupazione giovanile al 55,6%, le percentuali più alte dell’intero paese, fra le più alte d’Europa. Per non considerare quei 300.000 emigrati che negli ultimi 15 anni hanno abbandonato le proprie radici, perché fra questi 180.000 hanno meno di 35 anni e sono lo spaccato di una generazione che non ha scelta né prospettive, che paga il prezzo più alto di un decennio di crisi e misure di austerità”.