Rapina portavalori nel 2019 nel Reggino, 7 arresti, il procuratore Criscenti: “Un vero atto di guerra”

Rapina a portavalori, “vero e proprio atto di guerra”. E’ l’espressione a cui ha ricorso il Procuratore della Repubblica di Palmi, Emanuele Criscenti, per descrivere la formalità di esecuzione di una rapina ad un blindato della ‘Sicurtransport’, avvenuta il 2 maggio del 2019, lungo la strada provinciale che collega i comuni di Melicuccà e San Procopio, nella Piana di Gioia Tauro.
“Grazie al lavoro dei carabinieri del comando provinciale – ha detto il magistrato incontrando i giornalisti nella sede dell’Arma – è stato possibile ricostruire la dinamica di quell’episodio criminale, preparato nei particolari, e utilizzando grossi tronchi di ulivo per impedire il passaggio di automezzi”.
I rapinatori, secondo le indagini, avevano tallonato il blindato portavalori con una Fiat Uno, e nel momento in cui il pesante automezzo era stato costretto a fermarsi per evitare gli ostacoli disseminati sull’asfalto dai rapinatori, tamponavano con la loto utilitaria rubata il portavalori, costringendo a raffiche di Kalashnikov, le due guardie giurate a consegnare il danaro trasportato, circa 627mila euro, e una delle pistole di ordinanza, facendo poi perdere le tacce nelle campagne vicine.
Sette le persone arrestate, 3 ai domiciliari, alcuni dei quali legati da vincoli di parentela con gli Alvaro di Sinopoli, considerata una delle cosche di ‘Ndrangheta più pericolose d’Italia.
I rapinatori, secondo gli investigatori, sono stati traditi dalla frettolosità con cui hanno iniziato a spendere i soldi provento del colpo, acquistando soprattutto automobili sproporzionate al loro reddito. Gli arrestati, per i carabinieri diretti dal colonnello Marco Guerrini, “sono soggetti dotati di particolare abilità criminale, capaci di condotte violente e spregiudicati nel conseguire i loro intenti, già noti per una precedente tentata rapina all’Ufficio Postale di Rosalì, nella periferia di Reggio Calabria”.
“Una indagine – ha affermato gli inquirenti – fatta di intercettazioni, studio delle celle telefoniche e accertamenti patrimoniali, che ha permesso la disarticolazione del gruppo e di delineare il ruolo degli indagati all’interno del sodalizio criminale”. Nel corso dei vari accertamenti, i militari dell’Arma sono inoltre riusciti a reperire e sequestrare, oltre alla pistola della guardia giurata, ritrovata con matricola punzonata, diverse armi, munizioni e sostanze stupefacenti, tra cui, un fucile cal. 12, una cartucciera da caccia, svariate munizioni di diverso calibro, 2 kg circa di sostanza stupefacente, presumibilmente marijuana, autovetture e macchinari agricoli rubati, probabilmente utilizzati per la realizzazione della rapina al portavalori , e, infine, scritti di formule e riti riconducibili ad affiliazione ‘ndranghetista.