Disposta l’amministrazione giudiziaria per 20 aziende reggine “a rischio di infiltrazioni mafiose”
Il comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, ha dato esecuzione a 20 provvedimenti di applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali dell’amministrazione giudiziari” e del controllo giudiziario nei confronti di altrettante imprese ritenute a rischio di infiltrazione di matrice ‘ndranghetista, operanti sul territorio della provincia reggina. I provvedimenti, emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, costituiscono l’esito di attività istruttorie coordinate dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia. L’applicazione delle misure di prevenzione (alternative ai più radicali provvedimenti di sequestro e confisca) è finalizzata – si fa rilevare – a garantire, da una parte, la libertà d’impresa e, dall’altra, il perseguimento e la salvaguardia della legalità delle stesse attività economiche. L’amministrazione giudiziaria e il controllo giudiziario, infatti, attraverso un’attività di vigilanza preventiva, mirano proprio alla bonifica e al recupero delle imprese maggiormente esposte al rischio di asservimento alle attività illecite della criminalità organizzata, nell’ottica del loro successivo reinserimento nel tessuto economico legale. La magistratura reggina, sulla base degli elementi info-investigativi emersi nel corso delle indagini, ha rilevato la sussistenza del pericolo di infiltrazione mafiosa sul conto delle imprese destinatarie dei provvedimenti eseguiti, le quali, in precedenza, erano state colpite da informazione antimafia a carattere interdittivo emesse dalla locale Autorità di Governo. In specie, le attività imprenditoriali in questione -il cui volume d’affari complessivo si aggira intorno ai 10 milioni euro e che sono attive in diversi settori economici (dalla gestione di stabilimenti balneari alla commercializzazione di prodotti alimentari, dalla ristorazione al settore alberghiero, dalle costruzioni alla raccolta dei rifiuti)- erano sottoposte al rischio di contaminazione da parte della criminalità organizzata. Sulla base di quanto emerso dai riscontri eseguiti dai militari del Gruppo investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dall’esame dei provvedimenti di informazione antimafia a carattere interdittivo emessi dalla Prefettura di Reggio Calabria, tale contaminazione, in alcuni casi, è scaturita dall’esistenza di rapporti di parentela dei titolari o degli amministratori delle aziende destinatarie dei provvedimenti in parola con soggetti appartenenti a cosche mafiose. In altri casi, l’infiltrazione sarebbe derivata da condotte estorsive subite dagli imprenditori che si trovavano costretti a subire l’imposizione di forniture di beni e servizi dalle ditte riconducibili alla criminalità organizzata di tipo mafioso. In altri casi, infine, l’inquinamento dell’attività economica è scaturita da contatti occasionali con esponenti della ‘ndrangheta al fine di ottenere favori o agevolazioni.