Scajola: ex ministro davanti ai giudici, mercoledì al via il processo
REGGIO CALABRIA. Dal giorno del suo arresto, avvenuto l’8 maggio scorso, Claudio Scajola vedrà mercoledì 22 ottobre per la prima volta i giudici chiamati a stabilire se sia innocente o colpevole. Mercoledì, infatti, inizia il dibattimento scaturito dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria sui presunti aiuti forniti all’ex deputato di Fi Amedeo Matacena – che adesso vive a Dubai – per evitare di scontare la condanna definitiva a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola, hanno assicurato i suoi legali, sarà presente in aula e potrà così lasciare per la prima volta la sua villa di Imperia dove si trova ai domiciliari dal 13 giugno scorso, dopo l’arresto avvenuto a Roma. L’ex ministro dell’Interno ha avuto il permesso di raggiungere Reggio con mezzi propri e senza la traduzione della polizia penitenziaria. Sul banco degli imputati troverà la segretaria di Matacena, Maria Grazia Fiordalisi, ma non Chiara Rizzo, la donna, moglie di Matacena, che secondo gli inquirenti è al centro della vicenda essendo “il soggetto in grado di muoversi più agevolmente nella estesissima rete di contatti “accreditati” a diversi livelli in grado di ottenere guarentigie e favori per sé e per il coniuge, ancorché nei confronti dello stesso penda una richiesta di divorzio”. La Rizzo, infatti, ha chiesto l’abbreviato e sarà processata dal gup a partire dal 13 novembre insieme a Martino Politi, indicato come il factotum di Matacena e Roberta Sacco, l’ex segretaria dell’ex ministro Claudio Scajola. Scajola, secondo il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo ed il sostituto procuratore nazionale antimafia Francesco Curcio, che sosterranno l’accusa, si sarebbe attivato per far trasferire Matacena da Dubai sino in Libano, ritenuto un Paese più tranquillo per evitare l’estradizione. Per dimostrare la loro ricostruzione, i magistrati porteranno una serie di telefonate tra Scajola e Chiara Rizzo. Un giro di contatti “pericolosi” che la difesa di Scajola, in una memoria depositata nei mesi scorsi al tribunale del riesame, ha addebitato all’infatuazione dell’ex ministro per la bella e affascinante moglie di Matacena. Ma l’accusa porterà in aula anche i contatti e gli incontri tra Scajola e Vincenzo Speziali, nipote omonimo dell’ex senatore del Pdl, indagato in un’altra tranche dell’inchiesta. Nel vorticoso giro di telefonate con sullo sfondo la latitanza di Matacena, Scajola, secondo l’accusa, avrebbe giocato un ruolo da protagonista grazie ai suoi “contatti privilegiati” ed alle sue conoscenze. Tra le quali proprio quella di Speziali, ritenuto in contatto con esponenti politici di primo del Libano – Paese in cui vive – tra i quali l’ex presidente Amin Gemayel. E proprio a quest’ultimo gli inquirenti attribuiscono una lettera nella quale si fa riferimento al trasferimento di Matacena da Dubai in Libano. I pm avrebbero voluto anche contestare agli imputati l’aggravante di avere agito per favorire la ‘ndrangheta, ma la contestazione dell’art. 7 non è stata accolta dal gip in sede di emissione delle misure cautelari ed il tribunale del riesame reggino non ha ancora sentenziato sull’appello contro quella decisione presentato dalla Dda.