Scura: “Alla sanità calabrese servono altri tre anni di commissariamento”
“Ho mandato un messaggio di auguri alla nuova Ministra della Salute Giulia Grillo e mi sono reso disponibile ad un incontro per andare a raccontare come sta la sanità calabrese. Per quanto riguarda tutte le questioni di carattere politico non mi sento di esprimere alcun parere”. Lo ha detto il commissario ad acta per la sanità in Calabria, Massimo Scura a margine di una conferenza stampa a Catanzaro. “Penso di aver fatto abbondantemente il mio lavoro – ha aggiunto Scura – con passione e competenza, gli altri giudicheranno il mio lavoro. Naturalmente quello che mi preme è essere giudicato sotto il profilo squisitamente tecnico, operativo e dei risultati e non dei colori politici. Il commissariamento deve continuare -ha detto ancora Massimo Scura-. I due parametri per uscire dal commissariamento – ha aggiunto – sono il pareggio di bilancio economico e non solo finanziario e i Lea a 160. Proprio sui Lea ho avuto una riunione con i direttori generali e con gli esperti del sistema informatico. In Calabria non c’è una contabilità analitica, quindi la gente non sa perché e per cosa spende i soldi. In più i flussi informativi per i Lea non sono corretti altrimenti nel 2017 avremmo sfiorato i 160. Per quanto riguarda l’aspetto economico è importantissima la scelta di affiancare la ragioneria e quindi l’Asp di Reggio Calabria con una task force che si è costituita”. “Dal punto di vista economico – ha detto ancora Scura – si sta facendo di tutto, ma ancora esistono sacche di inefficienza clamorosa per cui ogni tanto apriamo un cassetto e scopriamo che esistono trenta milioni, che qualcuno si è dimenticato di pagare negli anni passati e intendo dieci quindici anni passati non solo quattro o cinque. Devo dire con rammarico che se il dipartimento Tutela della salute non fosse stato distrutto come è stato fatto, forse nella corsa ad uscire dal piano di rientro avremmo fatto un po’ prima. Penso che i ministeri affiancanti chiederanno un ulteriore triennio per uscire dal piano di rientro perché più gente ci lavora meglio è”. Quanto alla serrata decisa dai laboratori privati, secondo Scura “è fatta solo ai fini economici personali, è fatta dai laboratori nei confronti dei cittadini, non a favore dei cittadini. Non sono stati ridotti i fondi dell’attività privata, ho spostato – ha spiegato Scura – risorse da attività ambulatoriali e laboratoristiche che non sono immediatamente salvavita e che i cittadini possono anche pagare, a settori che sono salvavita, come un intervento di chirurgia, che costringono i cittadini a dover andare fuori Calabria, in regioni come la Lombardia e il Lazio. Non si va fuori Calabria per una analisi del sangue. Chi sta pagando la serrata, sono i cittadini che hanno l’esenzione da ticket, perché i cittadini che non hanno l’esenzione continuano a fare quello che facevano prima, cioè vanno nei laboratori pagano il ticket, senza la maggiorazione delle undici euro, e coloro che fanno la serrata possono continuare a riscuotere i soldi dal sistema sanitario nazionale”.
Lettera aperta di Lamberti a Scura: “Lei sta penalizzando cittadini, aziende e lavoratori”
Chi io sia e a che titolo parli, Lo chieda, cortesemente, alle 140.000 persone che ogni anno si rivolgono all’Istituto Clinico “De Blasi”, che ho fondato e dirigo da circa 40 anni. Lo chieda ai 100 tra dipendenti e consulenti dello stesso Istituto. In 40 anni di attività abbiamo realizzato una struttura multidisciplinare che dà risposte qualificate ed attendibili, arginando così, la migrazione diagnostica verso altri lidi lontani ritenuti migliori. Abbiamo subìto ogni tipo di angheria vera e propria, da parte del potere politico di turno, che ha gestito le fasi autorizzative a suo piacimento, tanto che oggi il budget del reparto radiologia non supera i 200.000 euro (sic!) e quello del laboratorio è fortemente al di sotto della spesa che affrontiamo annualmente per il personale. Siamo stati i primi, temporalmente, ad installate la TAC multislice e, per i giochi di cui sopra, non abbiamo mai ottenuto l’accreditamento, come peraltro nessuna struttura nella città di Reggio Calabria. Prova ne sia (cosa vergognosa) che il cittadino reggino non può usufruire del SSR per eseguire un qualunque esame TAC. Con le nostre prestazioni, affidate a professionisti ai quali abbiamo dato la possibilità di lavorare in casa, senza emigrare, raggiungiamo diversi obiettivi. Il primo è che salviamo vite umane quotidianamente. Quelli che Lei chiama esami di basso livello, possono salvare, in pochi minuti, una vita. Un esame che costa meno di un cono gelato, per esempio la Troponina, diagnostica un infarto del miocardio in pochi secondi. Non solo. La nostra opera diuturna, senza attese, drena tutta quella parte di popolazione che, altrimenti, si rivolgerebbe, intasandole, alle strutture di diagnosi e cure che sono quelle ospedaliere, con le quali collaboriamo al punto da mettere a disposizione gratuitamente i nostri strumenti ai colleghi in ospedalieri in difficoltà momentanee e durature. Altro effetto del nostro lavoro è quello che abbiamo il merito, e ce lo prendiamo tutto, di redistribuire più del 90 % di ciò che fatturiamo, alla Comunità, tra stipendi e indotto. D’altra parte, se la gente sceglie le strutture come la nostra, un motivo ci sarà e Lei non può, con i Suoi decreti, inappropriati, illegittimi e, talvolta, vessatori e ricattatori, tarpare le ali a chi ha fatto della sua vita una vera missione sociale. Lei sta demolendo, a colpi di decreti, basati su colossali bugie, un qualcosa che funziona, sia dal punto di vista medico che sociale. I poteri di cui dispone, rievocano solo regimi dittatoriali, che mal si addicono ad un Paese che ha scelto la democrazia come forma di governo. Mi auguro ci sia un Capo del Governo, un Ministro, che abbia il buon senso di destituirLa, perché i danni che Lei sta apportando alla gente di Calabria, sono gravi ed irreversibili. A tal punto che porteranno anche, molto verosimilmente, alla chiusura di strutture come la mia. Infatti, i 100 dipendenti di cui mi avvalgo, i cui nomi e qualifiche, compreso il numero del libretto di lavoro, potrà trovare ovunque, anche sul sito internet, sono tutti validi e lavorano con me da non meno di 25 anni, con punte di 40. Sono state avviate le procedure per il licenziamento collettivo. Ma chi scegliere? Grande dilemma. Risolto! Probabilmente tutti, non potendo scegliere. Sono giunto a questa conclusione dagli insegnamenti della Bibbia. Muoia Sansone con tutti i Filistei! Due parole, infine, per le sue bugie. Ha falsamente affermato che Lei ha bloccato i rimborsi sulla base della mancata firma dei contratti, ma ha, colpevolmente, omesso di dire che in quei contratti ci chiede di rinunciare ad un’alta percentuale del fatturato 2017 e a rinunciare ad ogni forma di azione legale. Due clausole vessatorie che rendono inqualificabile chi le ha concepite. Mente, ancora, quando ci accusa di non so quale reato nel quale incorreremmo, all’atto in cui faremmo pagare ai pazienti le prestazioni, senza accettare l’impegnativa, allorquando il cittadino spende meno nel non presentarla. Potremmo mai obbligare la gente a pagare di più, strappandogli di mano una ricetta che potrebbe benissimo non esibire? Egregio Signor Commissario, invece di offendere la dignità dei professionisti, della gente e dello stato di necessità di chi è ammalato, veda di arginare le migrazioni della salute, di chiudere le strutture, anche fra le nostre, che non funzionano, e premi chi invece opera quale pilastro insostituibile della sanità sia pubblica che privata. Abbattendo il budget, indiscriminatamente, senza senso e criterio, non facendo firmare contratti legittimi, Lei colpisce due elementi deboli della catena sociale: chi non ha le risorse per curarsi (per esempio gli esenti ticket) e i dipendenti che perderanno una opportunità unica nella loro Terra. Ci accusa di strumentalizzare questi due concetti? Ridicolo. Come potremmo erogare prestazioni gratuitamente e non pagare i dipendenti? A Lei la risposta, Signor Commissario. Se dal Suo cappello a cilindro, invece di decreti, verranno fuori consigli utili, li accetteremo, ma ne dubito.
Dr. Prof.Eduardo Lamberti-Castronuovo
Direttore Istituto Clinico R.De Blasi di Reggio Calabria