Pititto (Smi): “L’Asp Catanzaro condannata, ma il danno ormai resta”

Pititto (Smi): “L’Asp Catanzaro condannata, ma il danno ormai resta”

“Leggiamo la notizia che a Catanzaro, l’Asp è stata condannata a restituire le indennità trattenute sugli stipendi dei medici del 118. Sembra una notizia come tante, persino banale, se leggi cinque euro e cinquanta, che vuoi che sia. Un provvedimento, che non io, ma un Giudice considera sbagliato e dice all’Azienda di restituire quei soldi che indebitamente tratteneva. Una piccola notizia, apparentemente banale. No, non è così, dietro quell’ineffabile provvedimento di un Commissario Prefettizio, sbagliato, non lo dico io, ma un Giudice, ci sono stati e ci sono dei drammi”. Lo dichiara Roberto Pititto, segretario regionale  del Sindacato Medici Italiani (SMI),
“Si – continua – perché il provvedimento sbagliato, chiedeva la restituzione di somme di anni passati, ed improvvisamente qualcuno si vedeva chiedere indietro decine di migliaia di euro. Medici che improvvisamente si trovavano addosso un “mutuo” da centomila euro, con trattenute forzate sul loro stipendio di centinaia di euro al mese. Medici a cui un provvedimento sbagliato, non lo dico io, ma un giudice, negava magari la possibilità di chiedere un mutuo vero, di programmare serenamente il futuro. Ora una notizia, forse non tanto banale, ci dice che l’ASP di Catanzaro quelle somme dovrà restituirle con gli interessi e non so nemmeno io cosa. Perché – fa rilevare – non è questa la cosa importante, non i soldi in più , i nostri che l’azienda dovrà spendere, per un provvedimento che non io, ma un giudice, ha sentenziato sbagliato, e nemmeno quelle ambulanze ormai vuote di Medici che a causa di questa triste vicenda hanno lasciato il 118, migrando verso “lidi” da sempre meno stressanti e meglio remunerati”.

Secondo Pititto, “non è questo l’irreversibile danno che quel provvedimento sbagliato ha causato, nemmeno l’angoscia di pazienti e familiari che hanno visto accorrere una ambulanza senza Medico a bordo. No – prosegue –  io penso alla rabbia di chi avrà per sempre il dubbio che quel genitore, quel marito, quel figlio si sarebbe potuto salvare se solo non ci fosse stato quel provvedimento che un giudice ha sentenziato sbagliato. penso allo sconcerto di quei medici che in un attimo hanno perso certezze e hanno abbandonato un lavoro che amavano, perché, credetemi quello è un lavoro che si fa solo se hai la passione per farlo. Qualcuno pagherà per tutto questo? Non lo so, temo di no e il tutto verrà sepolto tra carte e ricorsi, che seppelliranno anche quella umanità ferita e delusa. Ma oggi non è il giorno per il pessimismo, oggi leggiamo la notizia e urliamo con Brecht, “ci sarà pure un Giudice a Berlino””.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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