Usata acqua non potabile, Legambiente: “Regione gestisca invasi”

Usata acqua non potabile, Legambiente: “Regione gestisca invasi”

CATANZARO. “Pensavamo di aver raggiunto il fondo con l’inchiesta “Acqua sporca”, evidentemente ci sbagliavamo. Con la nuova indagine della magistratura denominata “Alaco 2”, che vede coinvolti sette funzionari della Regione Calabria e tre imprenditori delle società Sogesid di Roma e la Nautilus di Vibo, per avvelenamento colposo di acque, abuso d’ufficio, omissione d’ufficio e falso, rischiamo di non raggiungere mai il fondo di un bubbone ambientale e sanitario dai contorni inimmaginabili”. E’ quanto scritto in una nota di Legambiente della Calabria. “Quattrocentomila persone, del vibonese e del catanzarese, vittime inconsapevoli – prosegue la nota – di un sistema ben collaudato di funzionari pubblici e imprenditori, per aggirare le leggi e arricchirsi. Si fa fatica a pensare come persone, che magari vivono pure in Calabria, abbiano potuto mettere a punto manovre di questo tipo. È come se avessero avvelenato se stessi avvelenando i figli e la comunità da loro frequentata. Un giro d’affari milionario che affiora dal giro vorticoso dell’acqua. Prima risorsa dell’uomo e, a quanto pare, ultima risorsa della commistione di pubblico e privato per speculare sulla pelle dei cittadini”. Il Presidente di Legambiente della Calabria, Francesco Falcone, auspica che “l’indagine condotta dai militari del Nas e diretta dal pubblico ministero Michele Sirgiovanni della Procura di Vibo Valentia, firmatario anche della prima inchiesta appena giunta al rinvio a giudizio di 16 indagati, tra funzionari pubblici e dirigenti Sorical (società di risorse idriche calabresi), giunga al termine. E faccia uscire tutto il letame non solo dall’acqua calabrese ma anche dalle lobby che stanno uccidendo la nostra terra forse più della ‘ndrangheta”. “La Regione Calabria – conclude – metta mano alla gestione degli invasi ed alla gestione dell’acqua pubblica in maniera efficiente ed efficace, sanando i disastri ambientali a cui la nostra terra continua ad essere oggetto e soggetto da persone di pochi scrupoli pur di arricchirsi ai danni dell’ambiente e della salute dei calabresi”.

 

 

 

 

 

 

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