Il Vescovo di Catanzaro ai politici: “Sostenete il sistema sociale”
CATANZARO. “Alla luce delle tante emergenze presenti, dei fenomeni di immigrazione, della inadeguatezza di servizi primari, dell’insufficienza di offerte di lavoro e dell’aumento delle situazioni di povertà e marginalità, non possiamo non chiedervi un impegno operoso per garantire una sostenibilità piena del nostro sistema sociale, dando risposte in termini di protezione sociale ai più deboli e aiutando gli stranieri a trovare vie percorribili perché non vengano respinti dalle nostre comunità”. E’ quanto scrive l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, in una lettera consegnata a politici e amministratori locali in occasione del Giubileo dei politici e degli amministratori celebrata stasera in Cattedrale a Catanzaro. “Non possiamo – prosegue – chiudere gli occhi sul degrado umano procurato dal business della droga, dalla delinquenza minorile, dai tanti fenomeni di malcostume e delinquenza organizzata; e neppure possiamo ammettere che i processi di crescente disuguaglianza tra cittadini, o gruppi o categorie, finiscano col favorire sempre chi è in grado di organizzare meglio la domanda, trasformando così la politica in commessa degli interessi dei più forti. E se, da un verso, siamo invitati a guardare alla comunità nel suo insieme, dall’altro assistiamo sempre più ad una separazione fra sfera pubblica e sfera privata, come dicevo nell’incipit. In questo quadro è decisiva una politica attenta alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e alla genitorialità”. “Dietro la crisi globale e finanziaria, figlia anche di governance errate – scrive, tra l’altro, il Presule – si nasconde una grande richiesta di politica, di un mutamento di rotta rispetto ad un presente in cui il dilagare d’una visione funzionale della realtà a paradigmi spesso errati rendono problematico costruire i necessari ponti tra l’etica, il diritto e la politica. Queste considerazioni portano a soffermarsi sulle qualità che dovrebbero caratterizzare oggi la politica e i politici, l’amministrazione e gli amministratori. Questi ultimi, in particolare, dovrebbero avere sempre nelle proprie corde il ripudio di ogni intemperanza di potere e dell’esercizio smodato dell’autorità, coltivando la convinzione che anche senza di essi il mondo riuscirebbe a sopravvivere trovando il giusto equilibrio nelle parole del Signore: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. L’invito alla sobrietà, che chiama in causa il comportamento dei singoli, non si esaurisce certo nella sfera personale, ma tocca anche un processo degenerativo comune, più sbrigativamente definito ‘partitocrazia’. Purtroppo è successo che i partiti e le loro attuali riconfigurazioni, si siano ‘ubriacati’: verso il basso hanno espropriato i cittadini di alcune loro prerogative (l’informazione, l’editoria, la cultura, lo spettacolo, spesso condizionando la vita di gruppi e associazioni), verso l’alto hanno fagocitato quasi tutte le Istituzioni, non solo lottizzando gli Enti pubblici secondo criteri di appartenenza, ma anche depotenziando la sovranità del Parlamento subordinandola ad altri interessi e ad altre logiche di potere, addirittura di occupazione della cosa pubblica. Per questo, allora, il cristiano che fa politica deve avere non solo la compassione delle mani e del cuore, ma anche la compassione del cervello. Giustizia, misericordia e fraternità: sono queste, allora, le tre parole, umane e cristiane, che vi consegno in questo speciale momento giubilare. Parole da ripetere e realizzare in questo nostro contesto che, oggi, mi appare carente di grandi ideali, e perciò – forse perché condizionato da esigenze primarie – troppo ancorato a mete e orizzonti che poco spazio lasciano alla compassione e alla misericordia, perpetuando le disuguaglianze o, a volerle chiamare come Papa Francesco, ‘inequità’”.