Un “piano d’azione per una vera sostenibilità” che possa rappresentare un’effettiva svolta verso il futuro. Questo il punto sostenuto con maggiore forza dal presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, Gabriele Buia, nel corso della relazione svolta all’assemblea annuale dei soci a Roma. La folta delegazione di imprenditori edili calabresi, guidati dal presidente facente funzioni Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante, ha particolarmente apprezzato il discorso tenuto dal leader dei costruttori italiani, si legge in una nota, sia per l’analisi nuda e cruda dell’andamento del settore in quest’ultimo anno, sia per le richieste dirette rivolte al Governo. Tra quest’ultime spicca l’urgenza di istituire una task force interministeriale per affrontare in modo organico tutte le emergenze dell’edilizia. Un’esigenza subito accolta dal ministro Stefano Patuanelli e dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha così rassicurato la platea: “Apriamo un tavolo straordinario per le crisi del settore edile. Dobbiamo lavorare per capire come risolvere i problemi”. Ed i problemi sono veramente tanti, come ha evidenziato Buia. A cominciare dalla burocrazia, che “ormai è un potere a sé, incontrollabile, ingestibile. Una vera e propria dittatura che spoglia il cittadino/impresa di tutti i propri diritti. Ministeri, cabine di regia, unità, leggi per la semplificazione. Ma senza risultati. E` da un secolo esatto che ci provano tutti a snellire”. Un male che affonda il Paese in un momento in cui si registrano 749 opere bloccate per 62 miliardi di euro e in cui le imprese edili scontano la “dimenticanza” della politica nazionale: credit crunch 4 volte superiore alla media nazionale; investimenti in costruzioni ridotti della metà; troppi balzelli sulla casa e sull`attività di impresa e margini di redditività inesistenti. “Per il Sud – sottolinea Perciaccante, commentando la relazione del leader dei costruttori italiani Buia – le conseguenze sono state ancora più nefaste, il gap con il Nord è aumentato in maniera decisa, se si pensa che alle nostre latitudini il Pil deve ancora recuperare 10 punti rispetto ai valori di inizio crisi e che la ripresa degli investimenti è tre volte inferiore rispetto al Nord. Serve una politica di vero rilancio dell’economia del Mezzogiorno che punti prioritariamente a potenziare le infrastrutture che, soprattutto al Sud, sono un investimento sociale oltreché un’esigenza economica. A partire dall’alta velocità che deve arrivare fino a Reggio Calabria per unire realmente il Paese. E’ bene tenerne conto invece di procedere a valutazioni costi – benefici totalmente fuori contesto e fuori qualsivoglia indice di ragionevolezza ed opportunità”.
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