Il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro convocherà, assieme a Caffo e Pugliese, un consiglio camerale congiunto e aperto alla politica.
«È del tutto incredibile che ancora si continui a parlare dell’accorpamento tra le Camere di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia come di una possibilità più che concreta». È così che il presidente della CCIAA di Catanzaro Daniele Rossi interviene nel dibattito mediatico che ormai da tempo riempie le colonne dei giornali locali e nazionali, ma non pare essere entrato negli interessi del Governo nazionale.
«Da tempo – prosegue Rossi – con atti formali e con pronunciamenti di organi giudiziari, si è fatto del tutto evidente che il proseguimento del percorso con cui gli Enti camerali della Calabria centrale dovranno fondersi, porta con sé il rischio, o meglio la certezza, di condurre al fallimento tecnico e di rappresentatività politica e dei territori, il nascente Ente camerale. E a confermarlo ulteriormente sono anche gli studi tecnici che i nostri uffici hanno condotto a chiarire, numeri alla mano, che l’ipotesi accorpamento si tramuterà in un cancro per il sistema delle Camere di Commercio locali. Sistema che già per via delle procedure di accorpamento ancora in stallo, costringe gli Enti interessati, dopo anni di blocco, a non poter procedere al turn over del personale negli anni cessato dal servizio, neanche con contratti a tempo determinato, con il rischio sempre più incombente di non poter garantire i servizi essenziali minimi alle imprese. Una beffa per Catanzaro che è l’unico Ente camerale di un capoluogo di regione che sarà chiamato ad accorparsi. Già, perché nella Calabria delle storture, l’assegnazione del titolo di Città Metropolitana a Reggio Calabria ha prodotto una dicotomia tra quel ruolo e quello di capoluogo di regione, una divisione eccezionale non contemplata dalla normativa sul riordino degli Enti camerali che quindi si applica anche a Catanzaro quando invece nel resto d’Italia ogni capoluogo di regione è rimasto, giustamente, al riparo dallo scellerato “riordino”».
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