Imprenditori, medici, ‘ndranghetisti e politici, tutti insieme per condizionare la vita politica ed economica di Reggio Calabria e dintorni. L’inchiesta “Libro nero” ha squarciato meccanismi perversi, rapporti pericolosi, legami inimmaginabili, portando all’arresto di diciassette persone, tutte legate alla potente cosca dei Libri di Reggio Calabria. L’inchiesta è stata condotta dalla squadra mobile e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri. La cosca Libri avrebbe avuto il potere di mettere sul tavolo migliaia di voti, utilizzati per favorire politici legati a doppio filo anche nelle ultime elezioni regionali del 2014. Ai mafiosi reggini sarebbero stati legati in tanti. Su tutti il consigliere regionale Alessandro Nicolò, eletto nelle fila di Forza Italia nel 2014 e poi transitato in Fratelli d’Italia, sempre come capogruppo consiliare visto il suo imponente peso politico-elettorale. Per Nicolò, l’accusa è di associazione mafiosa. E poi c’è l’imprenditore Demetrio Berna, con un passato di impegno politico quale assessore comunale e attualmente alla guida di Ance Calabria (l’associazione dei costruttori). Con lui c’è anche il fratello Francesco Berna, con cui condivide la proprietà di una delle imprese di costruzione più importanti di Reggio Calabria. A conferma dei legami politici indissolubili, ci sono altri nomi di spicco nell’inchiesta, a partire da Demetrio Naccari Carlizzi, esponente del Pd, ex assessore regionale, cognato del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà. Naccari Carlizzi è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, avendo stretto, secondo gli inquirenti, un patto “stabile, solido e proficuo” con la cosca sia per le elezioni comunali che per le regionali. In carcere anche Demetrio Tortorella, medico odontoiatra ed ex assessore comunale, ritenuto tra i “suggeritori” della linea politica del clan. Proprio intercettando Tortorella sono emersi particolari inquietanti e i legami con i personaggi politici a cui finivano i voti della cosca in cambio di lavori ed appalti pubblici. Tortorella durante una intercettazione nella quale si definisce più cattivo di Totò Riina, afferma: “… sai qual è la differenza tra me e Riina? Che Riina li scioglieva nell’acido, io me li porto a Cannavò, ho una livara, li appendo là con una corda e una scimitarra, ogni tanto gli taglio un pezzo e lo metto al cane”. Nella rete dell’inchiesta è finito anche Sebastiano Romeo, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, posto agli arresti domiciliari. L’accusa nei suoi confronti è quella di tentata corruzione, senza implicazioni mafiose, per avere garantito un posto di lavoro ad un congiunto di un maresciallo della guardia di finanza in cambio di informazioni riservate sulle inchieste in corso. La capacità di condizionare le elezioni sarebbe stata provata sia dalle intercettazioni che dal racconto di quattro pentiti. Proprio in una delle intercettazioni, subito dopo le elezioni regionali del 2014, il clan avrebbe esultato per l’elezione di Nicolò in Consiglio regionale: “Abbiamo vinto, con Sandro abbiamo vinto”, “è il primo del centrodestra”. Sarebbe stato lo stesso Nicolò a chiedere e ottenere sostegno in nome di un legame chiaro tra politico e componenti della cosca Libri, al punto che allo stesso consigliere regionale è stato contestato il reato associativo. Eppure, proprio la cosca Libri, secondo gli inquirenti, avrebbe ordinato l’omicidio del padre di Nicolò, scomparso nel 2004, e fatto sparire per una serie di contrasti interni al clan a cui il padre del politico era comunque legato. Nell’operazione che ha scosso, oggi, politica ed imprenditoria è finito anche un noto avvocato, Giuseppe Putortì, che avrebbe curato gli interessi del clan Libri, rappresentando un altro anello nella schiera dei “colletti bianchi”. Stravolgendo il mondo della politica, sono arrivate subito le reazioni. Il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, oltre al “sostegno al lavoro della magistratura in Calabria” ha reso nota la sospensione dal partito degli indagati con la tessera dei democratici, annunciando anche la necessità di “un radicale processo di rinnovamento della classe politica calabrese”. Stessa sorte per Nicolò, sospeso subito da Fratelli d’Italia, che tra l’altro si costituirà parte civile. Tutto questo, a pochi mesi dalle nuove elezioni regionali e con una campagna elettorale già ‘calda’ per via della scelta dei candidati alla presidenza e la data del voto.
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