“La proposta di accordo Pd-Movimento 5 Stelle dovrà essere sottoposta al pronunciamento degli iscritti attraverso un apposito referendum”. Lo afferma il segretario provinciale del Pd di Cosenza, Luigi Guglielmelli, con riferimento a una riunione della coalizione di centrosinistra convocata giovedì 24 ottobre dal commissario regionale del partito, Stefano Graziano, in vista delle prossime elezioni in Calabria. “La riunione – sostiene Guglielmelli – ha avuto il merito di rappresentare uno scenario politico inquietante. Graziano non solo non ha convocato tutte le forze del centrosinistra che hanno costituito la coalizione con cui il Pd si è presentato alle ultime elezioni Politiche, ma ha dato vita a una vera e propria alleanza mostruosa. Con questa riunione – sostiene ancora il segretario provinciale del Pd di Cosenza – si decreta l’auto-isolamento del Pd e la frattura con il campo riformista democratico e progressista. Pur se il commissario è espressione responsabile della linea della segreteria nazionale, dubito che Zingaretti o qualunque altro dirigente nazionale abbiano potuto condividere una linea tanto involutiva quanto antistorica”.
Secondo Guglielmelli “il commissario pensa di consegnare il Pd calabrese nelle mani del M5Stelle con la parvenza di una alleanza fantoccio al fine di occultare il dato che il vero e unico centrosinistra sta saldamente con il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio. Il rischio è che con questa pratica si sta liquidando il Pd calabrese. In sostanza, Graziano sembra voler dire che l’alleanza tra Pd e M5s si debba fare a ogni costo, non si accetta alcuna discussione e confronto. Poco importa – aggiunge il segretario del Pd provinciale di Cosenza – dell’orientamento dei circoli e delle manifestazioni di rigetto che si vanno manifestando nei territori calabresi, da parte di settori significativi non solo del Pd ma anche dello stesso M5s. Ritengo che almeno la proposta di accordo Pd-M5s dovrà essere sottoposta al pronunciamento degli iscritti attraverso un apposito referendum. È chiaro che se dovesse essere apposto ancora una volta il diniego, dopo il veto sulle primarie, ci troveremmo di fronte alla negazione dei principi fondativi del Pd, al netto delle continue rassicurazioni che Zingaretti sta ripetutamente fornendo sul fatto che da Roma non sarà imposta nessuna scelta precostituita ma che saranno i territori interessati a decidere come il Pd si presenta alle prossime elezioni regionali”.
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