Autentica bufera sul consiglio comunale di Catanzaro. Ventinove dei 32 consiglieri sono indagati: avrebbero simulato attività e presenze nelle varie commissioni consiliari in realtà mai riunitesi e però retribuite con gettoni di presenza. Anche i verbali delle sedute delle commissioni sarebbero stati, come dimostrerebbero le immagini registrate dalle telecamere nascoste piazzate dai Cc, fasulli. La Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, sta notificando a tutti l’avviso di conclusione indagini. Nell’inchiesta, condotta dai carabinieri del nucleo di Pg della Procura e coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal pm Pasquale Mandolfino, sono coinvolti praticamente tutti i consiglieri di tutti gli schieramenti. Non sono indagati il sindaco Sergio Abramo, il presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni ed i consiglieri Enzo Ciconte (Misto) e Roberto Guerriero (Socialisti e democratici con Mottola D’Amato). Sono finiti nel mirino della Procura, invece, i consiglieri comunali di maggioranza di Forza Italia (Roberta Gallo, Luigi Levato, Francesca Carlotta Celi e Giulia Procopi), di “Catanzaro da vivere” (Agazio Praticò, Antonio Angotti, Antonio Mirarchi e Antonio Ursino), di “Catanzaro con Sergio Abramo” (Rosario Mancuso, Demetrio Battaglia, Enrico Consolante, Filippo Mancuso, e Fabio Talarico), di “Officine del sud” (Giuseppe Pisano e Francesco Gironda) e di “Obiettivo Comune” (Andrea Amendola e Manuela Costanzo). Tra le fila della minoranza sono indagati i consiglieri del gruppo misto (Eugenio Riccio, Giovanni Merante e Antonio Triffiletti), di “Fare per Catanzaro” (Sergio Costanzo, Fabio Celi e Cristina Rotundo), del Pd (Lorenzo Costa e Libero Notarangelo), di “Catanzaro in Rete” (Rosario Lostumbo), di “Cambiavento” (Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco) e dell’Udc (Tommaso Brutto). Brutto è indagato anche, insieme ad altre due persone, Carmelo Coluccio e Elzbieta Musielak, per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche perché, secondo l’accusa, si sarebbe fatto assumere solo formalmente dalla società cooperativa Verdeoro alla quale il Comune rimborsava poi i periodi in cui svolgeva la sua attività di consigliere. Per lo stesso motivo sono indagati anche Antonio Amendola, per l’assunzione fittizia del fratello Andrea, Sabrina Scarfone che avrebbe fatto lo stesso con il consigliere Consolante, e Salvatore La Rosa, per l’assunzione di Sergio Costanzo. Anche in questi casi, il Comune avrebbe rimborsato le assenze dal lavoro dei tre consiglieri per il tempo impegnato nell’attività istituzionale.