Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento del Comune di Amantea, in provincia di Cosenza. La decisione è stata adottata “a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”. Lo scioglimento dell’ente, che fa seguito al lavoro svolto dalla Commissione d’accesso, avrà una durata di 18 mesi. É stato disposto anche il contestuale affidamento dell’amministrazione dell’ente a una Commissione di gestione straordinaria che sarà nominata dalla Prefettura di Cosenza. “Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Amantea consegue agli accertamenti della commissione di accesso all’ente, la quale si insediò grazie alla grande attività di vigilanza sulla gestione municipale che svolgemmo con le consigliere del Movimento 5 Stelle, Francesca Menichino e Francesca Sicoli, insieme a colleghi parlamentari del nostro gruppo, Dalila Nesci, Giuseppe d’Ippolito, Paolo Parentela e Bianca Laura Granato, e al sottosegretario Carlo Sibilia”. Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Francesco Sapia. “Allora fummo contestati da politici nell’orbita di Franco La Rupa e da esponenti locali del Pd vicini ad Enza Bruno Bossio – prosegue Sapia – che ci attaccarono duramente. A testa alta resistemmo a quelle critiche sterili quanto insensate, convinti della fondatezza del nostro intervento. Infine il ministero dell’Interno ha scritto un’importante pagina di verità sul Comune di Amantea.” “Il caso di Amantea – sostiene ancora Sapia – conferma quanto siano dannose le logiche dominanti della politica calabrese, che abbiamo sempre combattuto e rispetto alle quali abbiamo rappresentato l’alternativa radicale, dimostrando con l’impegno, la denuncia e i fatti di essere a servizio dei cittadini, di non conoscere la paura e di avversare quelle contiguità politiche che stanno aumentando l’emigrazione di massa e dunque lo spopolamento del territorio, creando povertà, rassegnazione e sconcerto diffusi”.
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