L’indagine “White Collar”, condotta dai finanzieri della Tenenza di Corigliano Calabro su delega della Procura della Repubblica di Castrovillari, ha riguardato irregolarità poste in essere da alcuni professionisti delegati e curatori fallimentari nelle procedure di vendite giudiziarie immobiliari presso il locale Tribunale. E’ emersa l’esistenza di una strutturata associazione per delinquere, operante almeno dal 2017, dedita all’illecita ingerenza nelle vendite giudiziarie immobiliari per indirizzare l’esito delle aste e l’assegnazione dei beni ai clienti del gruppo criminale, i quali si rivolgevano ad esso sia perché direttamente contattati dagli stessi membri del sodalizio, sia spontaneamente per il significativo “grado reputazionale” acquisito nel contesto territoriale. L’organizzazione acquisiva informazioni riservate sulle procedure e sui possibili partecipanti, oltre che per “accomodare” l’esito delle aste, anche per dissuadere in vari modi altri potenziali concorrenti. Da un lato, i soggetti interessati all’acquisto si rivolgevano ai membri dell’organizzazione per raggiungere il loro scopo, dall’altro, i sodali, una volta acquisite le richieste dei clienti, le gestivano a loro convenienza per “pilotare” il bene verso uno specifico prescelto “cliente”, distogliendo dalla partecipazione gli altri soggetti. A capo dell’organizzazione c’era un cittadino coriglianese, dipendente della Pubblica Amministrazione e dislocato presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Corigliano, al quale sono stati anche contestati i reati di truffa aggravata e false attestazioni o certificazioni anche per essersi allontanato senza permesso dal luogo di lavoro. Fondamentali per l’organizzazione criminale si sono poi rilevate le figure di 2 persone, un avvocato procacciatore dei clienti interessati a partecipare alle aste e un dottore agronomo, che avevano il ruolo di individuare fisicamente, anche sulla base dei dati contenuti negli avvisi di vendita, i terreni oggetto delle procedure esecutive, così da consentire ai sodali di proporre tali beni ai clienti dell’associazione. Rilevanti anche altri tre avvocati, con studi nell’area urbana di Corigliano-Rossano, sodali della associazione stessa, che avevano il compito di istruire le offerte dei clienti dell’organizzazione, partecipando per conto degli stessi alle varie procedure esecutive, con la formula “per persona da nominare”. Inoltre, sulla base delle direttive loro fornite dal capo dell’associazione, tali legali erano deputati ad acquisire illecitamente, presso i professionisti delegati, i curatori fallimentari ed i custodi giudiziari, le informazioni (coperte da segreto d’ufficio) relative agli offerenti e, più in generale, ai soggetti interessati alle aste, oltre che a raggiungere accordi collusivi con i concorrenti. A chi redigeva la pratica andavano 400 euro, mentre l’organizzazione prendeva il 4% del valore della compravendita. Colpito da misura di custodia cautelare in carcere anche un 55enne coriglianese, residente a Cassano all’Ionio, già coinvolto in un’operazione della D.D.A. di Catanzaro contro la cosca Forastefano, il quale è risultato artefice di turbamento della regolarità delle procedure d’asta, con minacce rivolte ai controinteressati, ottenendo la rinuncia degli stessi alla partecipazione. “L’organizzazione individuava il numero delle persone e anche chi aveva effettuato il bonifico a livello cauzionale, acquisendo informazioni riservate anche con dazioni di denaro”. Lo ha detto in conferenza stampa il Col. Danilo Nastasi, Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, in riferimento all’operazione “White Collar”, che ha portato oggi all’arresto di 16 persone, tra cui molti avvocati e professionisti. Il Ten. Col. Valerio Bovenga, Comandante Gruppo Guardia di Finanza di Sibari, ha precisato invece che “i giudici certamente non sapevano che i professionisti delegati lavoravano contro la legalità e contro il sistema previsto dalla normativa vigente”.
Nove persone in carcere e sette ai domiciliari
Nove le persone finite in carcere e 7 ai domiciliari, nel corso dell’operazione “White Collar”, effettuata oggi dalla Guardia di Finanza contro un’organizzazione dedita ad accaparrarsi beni ed immobili in aste giudiziarie truccate. In carcere sono finiti Giuseppe Andrea Zangaro, 44 anni, Giorgio Le Pera, 49 anni, Carmine Placonà, 50 anni, Alfonso Cesare Petrone, 61 anni, Luisa Faillace, 41 anni, Giovanni Romano, 55 anni, Carlo Cardile, 50 anni, Carlo Plastina, 68 anni, e Antonio Guarino, 55 anni. Ai domiciliari sono invece andati Francesca De Simone, 54 anni, Antonio Aspirante, 48 anni, Vincenzo Anania, 51 anni, Patrizia Stella, 49 anni, Alfredo Romanello, 48 anni, Luigina Maria Caruso, 41 anni, e Rocco Guarino, 44 anni. In tutto sono 48 gli indagati.
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