“E’ un dato accertato quello della stretta sinergia criminale fra ‘Ndrangheta e Cosa nostra sin dagli anni ’60 che si era particolarmente rinsaldata nel 1991 a seguito della ritrovata pax mafiosa nella ‘Ndrangheta reggina, intervenuta dopo circa 7 anni di guerra che avevano lasciato sul campo centinaia di morti fra cui, non solo molti capi della ‘Ndrangheta, ma esponenti di primo piano della politica reggina”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria nel processo “‘Ndrangheta stragista” nel quale, su richiesta del procuratore capo Giovanni Bombardieri e del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, lo scorso 24 luglio sono stati condannati all’ergastolo il boss siciliano Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, considerato dalla Dda il referente della cosca Piromalli. I due imputati sono ritenuti mandanti degli attentati ai carabinieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo, trucidati il 18 gennaio 1994 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dello svincolo di Scilla. “Il rapporto fra le due entità mafiose – si legge ancora nelle motivazioni – si è manifestato inizialmente sotto forma di condivisione di comuni affari illeciti e in genere scambio di favori (ospitalità di latitanti e omicidi per conto degli alleati o placet alla commissione di omicidi nei rispettivi territori o scambi di killer), e si sia via via evoluto fino alla condivisione di progetti terroristici-eversivi e politici”. Dal racconto di molti dei collaboratori, scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza riguardo ai rapporti tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta, emerge “una nitida fotografia della esistenza in Lombardia dalla fine degli anni 80 di una confederazione di mafie nazionali tradizionali di estrazione territoriale diversa, una cabina di regia nazionale in cui vi erano uomini di vertice di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra a cui capo erano i fratelli Papalia della ‘Ndrangheta jonica, coadiuvati da Franco Coco Trovato che era uomo di ‘Ndrangheta stanziale in Lombardia”. “L’accordo stragista fra le due organizzazioni di tipo mafioso – concludono su questo punto i giudici nelle motivazioni – di cui ha riferito Spatuzza (ma anche altri collaboratori) non è dunque nato dal nulla, ma è frutto di rapporti datati e risalenti fra i due sodalizi coordinati proprio dagli uomini di Brancaccio, quelli cioè che materialmente organizzarono le stragi continentali”. “Emerge come, prima che prendesse avvio la strategia stragista voluta da Cosa Nostra e appoggiata dalla ‘Ndrangheta, si legge ancora, venne elaborato in ambienti massonici collegati con la destra eversiva un nuovo progetto politico di tipo separatista-secessionista, in collegamento e in parallelo al fenomeno in ascesa del leghismo settentrionale”. Anche il collaboratore di giustizia Pasquale Nucera – ricordano i giudici – ha riferito che “in quel periodo la ‘ndrangheta, cosa nostra, le logge massoniche, quelle deviate, i servizi deviati, si sono inglobati e fusi in un unico progetto criminale. Il collante di quel sistema – concludono i giudici nelle motivazioni – è quindi la massoneria deviata, con cui da sempre sono legate a stretto filo ‘Ndrangheta e Cosa Nostra”.