Un minuto di silenzio a inizio turno e un targa per ricordare coloro che si sono contagiati e hanno perso la vita combattendo in prima linea contro il Covid-19. L’Italia celebra così, il 20 febbraio, la prima Giornata Nazionale dedicata agli operatori sanitari, occasione per ricordare le vittime della pandemia e chi per il virus si è ammalato, ma anche chi ancora quotidianamente si impegna in prima persona per fermare il virus. E, nella giornata a loro dedicata, da medici, infermieri e dagli altri operatori sanitari arriva un doppio appello: alle istituzioni perché diano maggiore impulso alla campagna vaccinale, e ai cittadini, affinché rispettino le regole di buon senso per la prevenzione. E’ un esercito di quasi un milione e mezzo di persone quello dei professionisti della sanità in Italia. A comporlo sono quasi 460.000 medici e odontoiatri, 455.000 infermieri, 250.000 tecnici di radiologia e specialisti della riabilitazione, 117.000 psicologi, 97.000 farmacisti. E, ancora, 50.000 biologi, 44.000 assistenti sociali, 33.000 veterinari, 20.000 ostetriche, 9.000 tra chimici e fisici. Istituita con legge 155 del 2020 la giornata del 20 febbraio vuole “onorarne il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio nel corso della pandemia”. Il coronavirus, infatti, ha colpito in modo pesante chi cura. Sono finora 81 gli infermieri deceduti per Covid, di cui 6 erano stati contagiati e si sono tolti la vita. Mentre circa 100.000 sono stati quelli contagiati, ricorda la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che invita, nella giornata del 20, a rispettare a inizio turno un minuto di silenzio. E lo stesso faranno anche le ostetriche. Mentre ai 323 medici e odontoiatri morti per il Sars-Cov-2 sarà dedicata la targa inaugurata presso la sede della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) a Roma. Nella giornata a loro dedicata, però, i professionisti sanitari spiegano di voler dedicare questa data “anche a chi ha sofferto e soffre, e a tutte le persone che con la loro attenzione e partecipazione possono aiutarli ad arginare e poi finalmente fermare la pandemia”. Allo stesso tempo, i 10 ordini professionali chiedono “che si dia impulso alle campagne vaccinali e che si calibri l’assistenza e la cura non solo sugli ospedali, ma anche sul territorio, in modo che non vi siano situazioni di contagio nascosto e perché nessuno debba soffrire anche per le conseguenze personali e sui propri cari della pandemia”.