“Se fossero in vita Falcone e Borsellino salterebbero dalla sedia leggendo il termine ‘improcedibilità’ in questa riforma, perché vuol dire che il 50% dei processi in appello, dove c’è stata già una condanna in primo grado, non si possono celebrare. Penso che resterebbero sconcertati come lo sono tanti di noi. Una forte percentuali di imprenditori, soprattutto nel campo della ristorazione, non sono in grado di riaprire, stanno agonizzando”. Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, partecipando a un incontro a Trame 10, Festival dei libri sulle mafie, che si tiene a Lamezia Terme, fino al 5 settembre.
“Questa riforma – ha spiegato il magistrato – è un disastro sul piano del contrasto ai reati, non solo ai reati di criminalità organizzata. C’è stata una mediazione con i partiti che partecipano al governo. Nella realtà è sempre una mediazione al ribasso. Si dà la possibilità di andare oltre i due anni in appello e oltre un anno in cassazione a reati come l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Poi, è stato istituito il Ministero per la Transizione ecologica, però nell’elenco mancano i reati ambientali, corruzione, concussione, peculato: reati che stanno gomito a gomito con la politica e con i faccendieri. E poi – ha proseguito Gratteri – immaginate: se un operaio cade dal quarto piano e viene condannato il datore di lavoro, è ovvio che questo processo in appello non si farà mai, andrà in coda. Mi devono spiegare quando avranno ristoro la vedova e i figli. Quando avranno giustizia? A questo dovrebbe rispondere il Governo che ha proposto questa legge”.