L’attrice calabrese Swamy Rotolo, 17 anni, di Gioia Tauro (RC), ha vinto il premio David di Donatello 2022 come migliore protagonista per il film “A Chiara” di Jonas Carpignano. Come ha ricordato Carlo Conti, conduttore della serata invitandola sul palco, si trattava della sua prima candidatura ai David di Donatello. L’attrice ha esordito sul grande schermo nel 2017, nel film di Jonas Carpignano “A Ciambra”, secondo capitolo della cosiddetta trilogia di Gioia Tauro, cominciata nel 2015 con Mediterranea e terminata nel 2021 con “A Chiara”.
Nel 2021, Swamy Rotolo si era aggiudicata il premio come migliore attrice al Cairo International Film Festival e ha vinto il premio Europa Cinema Label, nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. “Siamo onorati e orgogliosi – ha detto il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio – della vittoria della giovanissima Swamy Rotolo, che ha portato la città alla ribalta internazionale per l’altisonanza del Premio. Nell’attesa di celebrarla a Gioia Tauro – prosegue – auguriamo a Swamy che questo importantissimo traguardo sia il primo di una brillante carriera. Saremo felici di festeggiare assieme questa vittoria – conclude Alessio – al rientro a casa di Swamy e Jonas Carpignano”.
Il presidente di Anci Calabria, Marcello Manna, parla di “una nuova primavera per la Calabria”. “Il David a Swamy Rotolo – scrive Manna – ci restituisce l’immagine di una Calabria che vede nelle nuove generazioni declinare al futuro nuove narrazioni della nostra terra”. “La settima arte, che rappresenta per la regione una delle eccellenze peculiari del nostro patrimonio identitario, sta vivendo una nuova primavera grazie al contributo di chi come Jonas Carpignano racconta, con la lingua delle immagini, le nostre latitudini”.
Per il presidente regionale dell’Anci, “la Calabria, grazie ai suoi talenti e alle sue maestranze è entrata di diritto, in questi ultimi anni, dentro quella scorta che molti critici individuano nella nuova nouvelle Vogue del cinema italiano”. Manna, inoltre, afferma che “Frammartino, Costabile, Carpignano, così come tanti altri, hanno reso la settima arte fonte di radicale ridefinizione dell’immaginario collettivo, come dei valori individuali e sociali. Proprio questo sguardo pluralista sulla nostra realtà e i suoi mutamenti – dice – dovremmo tutelare e incentivare, considerando il cinema quale strumento di valorizzazione e promozione culturale e territoriale. È proprio il territorio uno degli elementi essenziali da incentivare attraverso politiche mirate. Il paesaggio è ciò che resta del film anche quando le telecamere si sono spente. Gli attori escono dal personaggio, ma per ogni location – conclude Manna – esiste una comunità e una paesaggio che vogliono essere raccontati oltre i titoli di coda”.