Bisognerà attendere 90 giorni -salvo proroghe- per il deposito della sentenza in abbreviato emessa dal gup di Catanzaro, Marco Ferrante, che mercoledì ha scagionato due giovani di Soriano Calabro accusati di aver fabbricato e posizionato l’autobomba di Limbadi costata la vita al biologo Matteo Vinci. Il giudice ha in particolare assolto Filippo De Marco, di 42 anni, e Antonio Criniti, 31 anni, dall’accusa di concorso nell’omicidio di Matteo Vinci e del ferimento del padre Francesco. I due sono stati condannati a 10 anni solo per narcotraffico (l’accusa aveva chiesto l’ergastolo). Un esito in parte scontato poiché il mese scorso sono state depositate le motivazioni della parallela sentenza con rito ordinario emessa dalla Corte d’Assise di Catanzaro la quale -pur condannando all’ergastolo Rosaria Mancuso ed il genero Vito Barbara quali mandanti dell’autobomba- aveva evidenziato che “il narrato incerto del collaboratore di giustizia Walter Loielo non è autonomamente in grado di supportare la pista sorianese in ordine alla provenienza dell’esplosivo destinato all’attentato contro i Vinci. Le celle telefoniche escludono di poter ritenere dimostrato che i cognati Criniti e De Marco, venditori ambulanti, si trovassero insieme negli orari in cui è esplosa l’autobomba: il Gps sull’auto di De Marco consentiva di accertare come il mezzo non si fosse recato a Limbadi nella giornata del 9 aprile 2018”.