REGGIO CALABRIA. La ‘ndrangheta controllava un enorme giro di scommesse on line secondo quanto emerge da un’indagine della Procura di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di 41 persone e al sequestro di società italiane ed estere per un valore di 2 miliardi di euro. I provvedimenti sono stati eseguiti dai Comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza, della Squadra Mobile della Polizia di Stato e della Dia di Reggio Calabria assieme allo Scico e al Nucleo speciale Frodi tecnologiche di Roma della Guardia di finanza, in varie città d’Italia. Per 28 indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, è per 13 gli arresti domiciliari. Notificati anche 5 divieti di dimora e 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono state sequestrate 11 società estere e 45 italiane operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, oltre 1.500 punti commerciali per la raccolta di giocate e svariati immobili. Oscurati 82 siti nazionali e internazionali di “gambling on line”. In pratica era l’intera ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria ad avere allungato i tentacoli sull’affare delle scommesse on line. Questo è quanto emerge dall’indagine scaturita nell’operazione Gambling. Le indagini, infatti, hanno accertato come alla rete commerciale avrebbero preso parte numerosi rappresentanti delle cosche di ‘ndrangheta operanti sul territorio, soprattutto in città e nella zona tirrenica. Soprattutto attraverso il metodo mafioso la ‘ndrangheta avrebbe costituito una sistematica modalità per “convincere” anche con pressioni intimidatorie gli imprenditori che gestivano sale e scommesse a distanza a installare i software per far giocare i clienti sui siti gestiti dall’associazione criminale. Figura di primissimo piano, secondo le accuse, sarebbe stata quella assunta da Mario Gennaro, il quale avrebbe finito per rappresentare gli interessi non più solo della cosca Tegano, ma dell’intera ‘ndrangheta provinciale. ”Un’indagine finora senza precedenti, quantomeno nel distretto giudiziario di Reggio Calabria, del tutto innovativa, quanto a tematiche indagate ed esiti cui si è pervenuti, e al contempo assolutamente tradizionalista, perché incentrata sulla realtà criminale associativa per eccellenza, la ‘ndrangheta”. Così commenta l’indagine il gip di Reggio Calabria, Caterina Catalano. “La ‘ndrangheta unitariamente intesa – commenta ancora il Gip – è immortalata in una strategia operativa di stampo aziendalistico tutta nuova, protesa attraverso una progressiva opera di normalizzazione e di legalizzazione del proprio operato, alla massimizzazione dei profitti, da un lato ponendo le basi economiche e le condizioni pratiche per provvedere sistematicamente al riciclaggio dei proventi delle attività illecite alla stessa riferibili, dall’altro accaparrandosi sempre maggiori occasioni di profitto illecito”. Secondo il gip l’indagine ha il merito di “fotografare l’evolversi magmatico di questo fenomeno di infiltrazione e controllo della ‘ndrangheta nel settore dei giochi e scommesse on line: essa vi si è infiltrata, operando e agendo a tratti in modo apparentemente lecito, secondo le logiche imprenditoriali di massimizzazione del profitto tipiche delle multinazionali del settore”. “Non si spara e non si uccide – annota ancora il gip – il ricorso al metodo mafioso è riservato a situazioni eccezionali, l’intimidazione è strisciante, sottile, subdola, è contenuta al minimo indispensabile”. Tanto, non è più la ‘ndrangheta a doversi proporre e imporsi. perché “oggi – afferma il gip – si assiste invece al fenomeno contrario: è la società – il professionista, il politico, il disoccupato di turno – che ha bisogno della ‘ndrangheta, cercandola e scendendo a patti con i suoi esponenti”.