“Il nuovo regime fiscale che entrerà in vigore il primo di gennaio 2024 con l’applicazione della direttiva Ue ‘Fit For 55′, se non tempestivamente stoppato, rischia di arrecare danni irreversibili all’economia prodotta dall’infrastruttura portuale principale della Calabria e, più in generale, a tutte le infrastrutture portuali italiane, oltre che all’economie del sistema sociale di tutti i paesi ospitanti analoghi realtà portuali. Rendere più conveniente, per i grandi vettori marittimi, utilizzare porti di transhipment extraeuropei piuttosto che quelli comunitari, significa generare un’inaccettabile e consistente perdita di competitività degli scali europei, incluso il Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza della regione e del Paese”. E’ quanto affermano il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso e i capigruppo di centrodestra dell’assemblea Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (Fd’I), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro) e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia), che hanno formalizzato una mozione in cui si chiede di bloccare operatività della direttiva comunitaria Fit for 55″. Nella mozione si fa presente, tra l’altro, che “l’applicazione della direttiva Ets, la cui entrata in vigore è prevista per il primo gennaio 2024, creerà, uno scenario molto preoccupante poiché nel breve termine comporterà la perdita di competitività e di centralità degli scali italiani a partire da Gioia Tauro, con gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale ed occupazionale per l’intero sistema economico nazionale”. Inoltre, riporta il testo, “l’applicazione della misura Eu-Ets rischia non solo di penalizzare i porti europei a vocazione transhipment, come il porto di Gioia Tauro, ma creerà una condizione di scarsa competitività per tutti i porti di trasbordo collocati all’intero del territorio comunitario. In Italia quasi il 28% di tutti i container movimentati ed il 77% di quelli trasbordati passano da Gioia Tauro e che l’hub portuale calabrese dà lavoro a quasi seimila lavoratori, 1.600 direttamente e 4.000 indirettamente (secondo i dati dell’Autorità portuale)”.