“Con il presidente Occhiuto, d’intesa con l’Ordine degli psicologi della Calabria, stiamo lavorando da mesi su un progetto sperimentale che prevede l’inserimento a scuola della figura dello psicologo scolastico che possa affiancare il personale docente e le famiglie nell’affrontare questioni complesse legate all’educazione, all’affettività dei ragazzi, supportando l’istituzione nella creazione di un ambiente in cui il rispetto reciproco sia un principio fondante nella promozione dello sviluppo della personalità dei ragazzi”. Lo afferma la vice presidente della Giunta della Regione Calabria con delega al ramo, Giusi Princi. “La presenza costante in tutte le scuole di figure professionali -prosegue- potrebbe aiutare a prevenire anche quelle forme di disagio che sfuggono ai genitori e ai docenti ma che poi si manifestano, per esempio, con comportamenti violenti che possono arrivare, nelle modalità estreme, al bullismo, al cyber-bullismo e al femminicidio”. “In queste ore – sostiene – viene acclamata dalla politica bipartisan la proposta di legge relativa all’introduzione dell’ora di affettività, come se questa soluzione rappresentasse davvero la panacea del grave problema della violenza di genere che affligge la nostra società. I nostri studenti, specie quelli delle scuole superiori, sono però già oberati da un orario curriculare fitto di incombenze, tra cui educazione civica, orientamento, Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), per cui ulteriori disegni di legge con carichi di lavoro aggiuntivi, potrebbero compromettere la totale efficacia dell’insegnamento che è il presupposto della formazione valoriale dei ragazzi. Percorsi diversi concentrati in uo già ridotto monte ore scolastico, rischiano, infatti, di ridurre i tempi, già esigui, dedicati allo studio dell’italiano, della filosofia, del latino.., rischiano cioè di svilire la vera essenza dei percorsi di apprendimento che trovano, invece, nello studio dei classici, della letteratura, la base dello sviluppo psico-emotivo dei ragazzi. Non sono necessarie nuove leggi, non è necessario sovraccaricare ulteriormente l’orario curriculare. Le soluzioni dirette e immediate ci sarebbero: è stato già da qualche anno istituito l’insegnamento di educazione civica all’interno del quale potrebbero integrarsi moduli specifici che interessano l’affettività, la violenza di genere, il potenziamento dell’autostima, sia dei ragazzi che delle ragazze, la promozione dell’uguaglianza di genere, il coinvolgimento degli studenti in attività di comunità e la consapevolezza valoriale”.