“Oggi sulla spiaggia di Cutro giace un altro relitto: sono le promesse naufragate dell’Europa dopo la tragedia di un anno fa. Sono i principi stessi di libertà, dignità e giustizia, divelti e abbandonati alla deriva, o condannati a incagliarsi nelle secche delle nostre coscienze assuefatte”. E’ quanto si afferma in una nota di Libera Calabria. “Ciò su cui la nostra democrazia si fonda -è detto nella nota- ormai affonda. Affonda insieme alle imbarcazioni di migranti che hanno continuato a naufragare senza fare notizia: l’Onu parla di una media di quattro morti al giorno nel Mediterraneo, negli ultimi due mesi. Affonda insieme alle verità che non si riescono a trovare, perché dopo un anno ancora ignoriamo se quelle persone si sarebbero potute salvare, e chi ha deciso di non farlo. Affonda insieme alle attese dei famigliari e degli amici delle vittime: alcuni di loro avrebbero voluto tornare a Cutro a ricordare i compagni di viaggio scomparsi, ma sono bloccati senza passaporto in Germania, con vite ancora precarie, appese ai tempi della burocrazia”. “Un anno fa l’Italia intera – riporta ancora il testo dell’associazione – si è commossa per il destino tragico di uomini, donne e bambini che cercavano scampo da guerre e persecuzioni, ma sono morti a poche decine di metri dalla nostra costa. Fuggivano dall’Afghanistan, dall’Iran, e sappiamo cosa succede in quei Paesi. Tutti allora sono venuti a Cutro a piangerli, incluse le istituzioni. C’è stato persino un decreto col nome di questa località della Calabria: misure descritte a garanzia di maggiore sicurezza in mare, e che invece come sempre puntavano a proteggere i confini più che le vite umane. C’è una gigantesca ipocrisia, nelle politiche italiane ed europee sull’immigrazione: da un lato ci si appella al diritto, dall’altro si calpestano i diritti. Le emozioni innescate da un dramma come quello di Cutro -conclude la nota- devono diventare azioni incisive e lungimiranti. Non interventi spot, non occasione di facile propaganda. Questo ci chiedono le vittime di Cutro e di tutti i naufragi senza nome”.